sabato 31 dicembre 2022

Dissipatio H.G. - Guido Morselli

«Siamo morti a tutto ciò che non ci tocca o non c'interessa. Non dico a ciò che succede sulla Luna, ma a ciò che succede a coloro che stanno di casa dirimpetto a noi.»

Dopo aver letto "Un dramma borghese" mi è venuta la curiosità di leggere l'ultimo romanzo di Morselli, quello che aveva insistentemente e inutilmente tentato di far pubblicare prima del suicidio.
Un romanzo molto diverso dal precedente, anche se certi temi ricorrono. È un romanzo sulla vita e sulla morte, sugli uomini, sul loro bisogno di solitudine e nello stesso tempo di avere intorno altri esseri umani. Un labirinto che scorre e si riavvolge nella mente del protagonista.

giovedì 29 dicembre 2022

Porte aperte - Leonardo Sciascia


Le porte aperte simboleggiavano la tranquillità e la sicurezza nel periodo fascista, l'ordine che compensava la repressione e tutto quello che non si riusciva a capire: «La conquista dell'Etiopia, va bene: benché non si capisse come mai ad un impero conquistato corrispondesse, per i conquistatori, un sempre più greve privarsi delle cose che prima, almeno per chi poteva comprarle, abbondavano.»

Ma molte altre porte restavano aperte nella Palermo degli anni Trenta, «aperte sicuramente restavano le porte della follia.»

Al centro di questo breve romanzo c'è infatti la follia di un crimine terribile, un triplice omicidio, e l'ombra della pena di morte, a cui si oppone il piccolo giudice, che deve occuparsi del processo. 

«E ancora mi è avvenuto di chiamarlo il piccolo giudice non perché fosse notevolmente piccolo di statura, ma per una impressione che di lui mi è rimasta da quando per la prima volta l'ho visto.»

Poche pagine dalle quali emerge un'epoca, con le sue contraddizioni e i meccanismi per cui la fine è nota ma combattere una battaglia persa può valere la pena perché far emergere un principio è più importante che riuscire a salvare la vita di un uomo.

«Il nome di uno scrittore, il titolo di un libro, possono a volte, e per alcuni, suonare come quello di una patria: e così accadde al giudice sentendo quello di Courier, sul cui volume delle opere complete, trovato nel solaio di un parente che non sapeva che farsene, aveva cominciato a compitare francese e ragione, francese e diritto.»

martedì 27 dicembre 2022

Un dramma borghese - Guido Morselli

«Sono sempre andato a caso, nei miei tentativi di avvicinarmi a mia figlia, e è troppo tardi per cambiare.»


Da un po' di tempo giravo intorno a Morselli, attirata, più che altro, dalla sua vicenda di scrittore, i cui romanzi sono stati rifiutati dagli editori per tutta la vita, e poi riscoperti e trasformati in caso letterario dopo il suo suicidio. Come Kafka, anche Morselli morì senza conoscere il suo destino di scrittore, ma, a differenza di Kafka, sta per essere dimenticato un'altra volta. 

Un post molto bello su LLC mi ha convinto a partire da questo romanzo, forse uno dei minori, in cui però emerge la grandezza di un autore che affronta un tema difficile e complicato, quello del rapporto di un padre e una figlia che non si conoscono, perché hanno passato pochissimo tempo insieme, ma che si trovano a trascorrere le rispettive convalescenze nelle camere comunicanti di un albergo sul lago di Lugano. Le acque ferme del lago fanno da contrappeso all'atmosfera ferma e claustrofobica che si agita nella stanza d'albergo, nella quale il mondo esterno entra a fatica, attraverso le lettere che il padre riceve dal giornale per cui lavora e i rari richiami della sua vita. Sono poche anche le persone che si intromettono in questo rapporto esclusivo: Carla, la moglie e madre morta troppo presto e tra troppi dubbi, Vanetti, il medico che forse dedica qualche visita di troppo a due ammalati ormai guariti, e Teresa, l'amica della figlia, il cui arrivo scompone lo scenario, fino ad arrivare a un finale forse inevitabile. 

Una prosa ricca, che si addentra nella psicologia dei personaggi, costituisce l'ossatura di un romanzo coinvolgente nonostante la trama scarna. Di Morselli leggerò sicuramente altro.

domenica 18 dicembre 2022

Stupro: una storia d'amore - Joyce Carol Oates

Avevo letto parecchi commenti su questo romanzo e ho anche il ricordo un po' sbiadito del film che ne è stato tratto, ma la forza del racconto non viene smorzata dal fatto di conoscere la trama. Il modo in cui la Oates smonta i pezzi di questa storia e poi li rimonta rende la lettura avvincente, nonostante sia un romanzo difficile da accettare, il racconto di una storia terribile, di una violenza insensata, dell'orrore che si nasconde all'interno di una comunità apparentemente normale. 

La stessa vicenda è raccontata attraverso i diversi punti di vista dei personaggi, con una visione laterale della figlia della vittima, l'unica testimone, passata in quella terribile notte dall'infanzia all'età adulta.


domenica 11 dicembre 2022

La bella di Lodi - Alberto Arbasino

Definito in quarta di copertina una commedia, questo breve romanzo è il ritratto di un paese e di un'epoca, quella dell'Italia del boom economico, in cui le differenze tra I diversi strati sociali sono marcate e difficili da abbattere. Sono differenze nel modo di vivere, ma anche nelle abitudini, nel modo di guardare il mondo e di trovarcisi dentro.

È anche, a suo modo, una storia d'amore, in cui si mescolano interessi e voglia di trasformare l'altro, ma anche noia per quello che si è e da cui si è circondati e forse questo è l'aspetto più attuale di una società che in fondo non cambia mai del tutto.




lunedì 5 dicembre 2022

Anne Brontë, la gemella minore - Beatrice Solinas Donghi


Beatrice Solinas Donghi la conosco da prima che imparassi a leggere perché io e mia sorella ci siamo fatte leggere e rileggere "La grande fiaba intrecciata" infinite volte. Era una fiaba lunga e movimentata, con draghi, streghe cattive, nane e pirati. C'era anche un principe, che sposava la protagonista all'inizio del libro, ma al secondo capitolo se n'era già andato.

Poi ho imparato a leggere, ma nel frattempo l'avevo abbandonato.

Tempo fa mi è tornata in mente questa scrittrice e ho cercato notizie su internet. Ho scoperto che ha scritto libri per adulti e bambini, ma soprattutto si è dedicata alle Brontë, scrivendo più di un saggio. Non sono purtroppo riuscita a trovare il libro dedicato a Emiliy e ho ripiegato su quello dedicato ad Anne. Un saggio breve, completato da una selezione di poesie, che analizza i due romanzi della sorella meno conosciuta, sottolineando il rapporto quasi simbiotico, nella vita come nella letteratura, con Emily.

lunedì 28 novembre 2022

Malina - Ingeborg Bachmann

Avevo comprato questo libro anni fa ma mi sono decisa a leggerlo solo quest'estate, perché un viaggio in Austria, passando per Klagenfurt, mi era sembrata l'occasione migliore. Invece il viaggio mi lasciava poco tempo per leggere e le note spezzavano la lettura e la rendevano noiosa. Non è un libro semplice, proprio per i continui rimandi e per la struttura, divisa in tre capitoli, completamente diversi, che raccontano ognuno una storia, ribaltata e presentata con uno stile differente.

Eppure, quando ci si immerge, si fa fatica a staccarsi. Per certi versi mi ha ricordato Stiller di Max Frisch (la frammentazione dell'Io, l'identità riflessa, scomposta e ricomposta), ma è più complesso e sfuggente di Stiller, fino alla parola finale, che cambia ancora la prospettiva.



lunedì 21 novembre 2022

Narrate, uomini, la vostra storia - Alberto Savinio

«Le vite di Michele di Nostradamo, Eleuterio Venizelos, Felice Cavallotti, Paracelso, Arnoldo Böcklin, Jules Verne, Vincenzo Gemito, Collodi, Antonio Stradivari, Guglielmo Apillinaire, Giuseppe Verdi, Lorenzo Mabili, Cayetano Bienvenida el torero, Isadora Duncan. Tredici uomini e una donna, calati quale più profondamente e quale meno nella gelatina della storia. I quali personaggi noi li abbiamo trattati come libretti d'opera, e la nostra fatica è consistita più che altro a metterli in musica. Onde sono nate secondo i casi ora delle opere ora delle operette.»



Una galleria di ritratti, volta a cogliere l'essenza dei personaggi, che qualche volta travalica il loro tempo e la loro storia, perché a volte la vita vera non è solo quella vissuta, ma soprattutto quella che non si è vissuta, quella immaginata, voluta e desiderata. Perché «alcuni uomini continuano a vivere in un loro desiderio inesaudito: i conquistatori nel loro desiderio di conquista, gli scienziati nel loro desiderio di portare in luce una scoperta appena intravista, i filosofi nel loro desiderio di contemplare nuda e finalmente intera la sospirata Verità. Ed è forse per l'inesaudibilità di alcuni desiderii che tanti uomini desideranti continuano a succedersi nella scia di uno stesso desiderio; e Napoleone riprendeca suo conto il desiderio che fu già di Alessandro, e Alessandro riprese a sua volta il desiderio di alcun suo predecessore, di cui il tempo ha oscurato la faccia e cancellato il nome.»

venerdì 21 ottobre 2022

Hanno tutti ragione - Paolo Sorrentino

È stato scritto nel 2010, quindi ho aspettato troppo prima di leggerlo. 

È la storia di una vita e di tutti i modi in cui una vita può moltiplicarsi e trasformarsi, cambiandoci e trasformandoci, pur lasciandoci sempre gli stessi. È un lungo monologo, scritto al presente, che si inerpica negli anni, tra delitti nascosti, amori persi nel tempo, amicizie forti, che resistono agli anni e alla distanza, comodini vuoti. Una fuga continua da se stesso, dal proprio presente, dalla vecchiaia, ma anche una ricerca proprio di quello da cui si fugge, la consapevolezza di non poter fuggire mai. Come gli scarafaggi, che infestano Manaus, che corrono veloci, che sono un'ossessione ma di cui poi si può avvertire la mancanza. 

Un romanzo carico di ironia, di metafore, divertente eppure amaro.





sabato 8 ottobre 2022

Rosetta Loy





In uno dei primi sabati (o forse era domenica?) trascorsi con mio marito, stavamo camminando in via Sant'Andrea e, ad un certo punto, ho sentito una voce che diceva: "Avevo provato a mandare Le strade di polvere..."

Quando mi ero girata, lei aveva capito che l'avevo riconosciuta e mi aveva sorriso. Un sorriso allegro e tranquillo, che mi aveva ricordato quello di mia nonna. 

Avevo detto a mio marito chi era e lui mi aveva guardato perplesso, perché quel nome, Rosetta Loy, non gli diceva niente e non capiva il motivo del mio entusiasmo. 

La rividi molti anni più tardi, alla Feltrinelli di Wagner, per la presentazione di "Nero è l'albero dei ricordi, azzurra l'aria". 

Era seduta davanti a me, indossava scarpe pesanti, con le stringhe e la gomma, adatte alla giornata autunnale e fredda, e proprio per questo mi sembrarono elegantissime. Mi sorrise ancora con il sorriso allegro e tranquillo che mi ricordava mia nonna. Parlò del libro che aveva appena scritto, ma anche della Morante, della strage di Sant'Anna di Stazzema, di quando scriveva "La parola ebreo" e di notte sognava suo padre che le urlava: "Rosetta, che fai?"

La notizia della sua morte mi è arrivata domenica scorsa, da un post di LLC. Da molto tempo non leggo un suo libro, però da molto tempo vorrei rileggere il mio preferito, "La bicicletta". Ho riletto invece infinite volte "La nostra stanza", un racconto trovato su un giornale più di vent'anni fa, forse prima di quel pomeriggio in via Sant'Andrea. Un racconto perfetto, in cui ci sono tutta la malinconia e la forza della vita, in cui nessuna parola è fuori posto, perché Rosetta Loy sapeva scegliere le parole con la stessa noncurante semplicità con cui sceglieva le scarpe giuste in un giorno d'autunno. Un racconto che in poche righe riesce a essere più incisivo di un romanzo. 

In questi giorni, dopo che è stato assegnato il Nobel, ho letto che la Francia ha ancora grandi scrittori, noi invece no. Apprezzo i grandi scrittori francesi, soprattutto Houellebecq, e non credo che abbiamo scrittori come lui. Se li abbiamo, io non li ho letti. 

Ho letto però un libro della Ernaux, "Memoria di ragazza", e non mi ha fatto pensare a un Nobel, come non mi ci ha mai fatto pensare Rosetta Loy, che al Nobel non è mai stata associata da nessuno, nemmeno da lontano. Eppure ha scritto un libro coraggioso e importante, "La parola ebreo", e le bastava un semplice racconto come "La nostra stanza" per dire così tanto. 

Non credo che meritasse il Nobel, credo però che abbiamo anche noi un certo numero di scrittori, che potrebbero essere paragonati a scrittori francesi ritenuti grandi, ma non riusciamo a valorizzarli e soprattutto a considerarli importanti.

mercoledì 21 settembre 2022

Ricordo quasi tutto - Fulco Ruffo di Calabria e Concita Borrelli

«Da come ho vissuto, so per certo che ho considerato il denaro altrui più sacro di quanto non fosse il mio. Che le storie d'amore possono finire, e per fortuna! Che mi piace andare a vedere sempre cose che non conosco, ma non conosco l'applicazione delle cose. Che mai un attimo della mia vita è stato banale. Che il mio senso di famiglia e appartenenza me lo sono portato dentro, ovunque e comunque.»


A volte mi capita un brano come questo, riportato sul retro della copertina, per farmi comprare un libro. Poi mi capita di appoggiarlo sulla libreria e di dimenticarlo, fino al giorno in cui, casualmente, mi torna in mano. 

È un album dei ricordi, che rivela un mondo guardato da una prospettiva diversa, quella di un ragazzo cresciuto in una famiglia ingombrante e a volte assente, la cui mancanza attraversa le pagine quanto l'ossessiva presenza. 

Un'infanzia trascorsa a Torino, la città degli Agnelli, ma anche una città di immigrati, in cui la divisa indossata alla scuola pubblica non riusciva a cancellare le differenze. «Alcuni di loro, poveri com'erano, non avevavano neanche la divisa, indossavano maglioni larghi, lenti, e sempre a righe orizzontali, o, se l'avevano, la loro divisa era misteriosamente consumata.»

E poi le vacanze a Forte dei Marmi o a Montecarlo, i soggiorni presso una zia regina del Belgio, il lavoro in Sudafrica, il ritorno a Roma e un matrimonio apparentemente felice, che finisce all'improvviso, inaspettatamente. 

«Di professione sono un (a)spettatore, appassionato, entusiasta, anche naïf, qualcuno di me l'ha pensato. Tra un incidente e un altro di cose fatte, bene o male, ho più osservato che operato.»

Non avevo molte aspettative su questo libro e invece l'ho letto con molto piacere e ho scoperto una scrittura incisiva e musicale, che forse è più merito della coautrice.

È il racconto di una solitudine portata in giro alla ricerca costante di un luogo, di un posto in cui ritrovarsi, tra rapporti che si interrompono e amicizie per la vita. 

«Comunque, le pagine pesanti a voltarsi una volta girate diventano un ricordo anche sordo e lontano.»


martedì 30 agosto 2022

Industria e morale - Carlo Cattaneo

Avevo incrociato Carlo Cattaneo già varie volte, nel libro di Daniela Pizzagalli sulla contessa Maffei ("L'amica") e nei vari libri su Cavour che ho letto negli anni. A farmi venire voglia di saperne di più è stato però "Il regno del Nord" di Arrigo Petacco.

"Industria e morale" è il testo della prima relazione che Cattaneo tenne nel 1845 come relatore della Società d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri di Milano. Non è un libro contemporaneo ma i temi che tratta e il modo in cui li affronta sono molto attuali. 

Attuale è soprattutto il rapporto con l'Europa, con cui si apre il discorso:

«Il silenzio dell'Europa ha principio dal nostro silenzio; ha principio da quella preliminare concessione che noi facciamo, d'esser secondi a tutto il mondo vivente.»

Quello che però ho trovato più interessante è il concetto di "patria artificiale", una patria costruita sopra quella naturale, integrandola e rendendola più proficua:

«Se riguardiamo al solo angusto spazio che giace fra Milano, Lodi e Pavia, perlustrando ad una ad una tutte le opere che ne sommossero la giacitura per meglio atteggiarla alle influenze delle aque e del sole, è poco il computare che in sì breve intervallo sia sepolto il valsente di mille milioni. L'attitudine di questo spazio a nutrire un popolo, quella che può dirsi la sua naturale e selvaggia fecondità, ragguaglierebbe forse appena un decimo di siffatto valsente. Quella terra dunque per nove decimi non è opera della natura; è opera delle nostre mani; è una patria artificiale.»

È un libretto di circa ottanta pagine e si legge velocemente, io l'ho letto durante un volo di poco più di un'ora, ma credo che lo rileggerò spesso.  



sabato 20 agosto 2022

L'ultima provincia - Luisa Adorno

Non conoscevo Luisa Adorno ma ho acquistato questo libro perché la quarta di copertina dice che Sciascia la paragonò a Natalia Ginzburg e Katherine Mansfield.

Io l'ho trovata più simile alla Ginzburg che alla Mansfield, ma l'ho trovata soprattutto originale nel modo di scrivere e di raccontare con leggerezza e ironia le vicende dei suoceri, il Prefetto e la Prefettessa, e lo scontro tra la loro cultura siciliana e quella toscana dell'autrice.
Un romanzo divertente e per certi versi attuale, nonostante sia stato pubblicato nel 1962.


mercoledì 17 agosto 2022

Dopo il divorzio - Grazia Deledda




In "Canne sl vento" c'è una scena di Noemi che pensa alla vita, al tempo che è passato e si è dimenticato di lei. Ho sempre pensato che questa scena, da sola, sarebbe bastata per il Nobel. 

"Dopo il divorzio" è un romanzo sul tempo che è passato, il mondo che è andato avanti e Costantino che è rimasto indietro, dimenticato dal mondo e dalla vita. 

Scritto nel 1902, è considerato un romanzo minore, eppure in questo romanzo c'è moltissimo, dai processi sommari, alle superstizioni religiose, alle morti infantili. È uno spaccato della vita e della società durante i primi anni del Regno d'Italia, con personaggi né buoni né cattivi, impegnati a sopravvivere. 


«E andate a farvi benedire, allora, se non comprendete la ragione! Vivere bisogna, sì o no? E quando non si può vivere, quando si è poveri come Giobbe? Quando non si ha lavoro, non si ha nulla, nulla, nulla?»


Costantino, all'inizio, è troppo ingenuo e fiducioso, Giovanna, la moglie che sceglie di divorziare, è troppo ottusa e incapace di opporsi al destino scelto da una madre avida. Tra i personaggi di contorno, spiccano l'avvocato, un uomo cinico e moderno, che non si preoccupa delle convenzioni, e sua nipote Grazia, che attraverso gli abiti alla moda e le riviste, riesce a proiettarsi in un mondo che forse deve ancora venire, ma che è già vicino.

martedì 16 agosto 2022

Senza dirci addio - Giampaolo Simi

Dopo quattro anni, sulla stessa spiaggia, ho ritrovato Dario Corbo, questa volta alle prese con la morte misteriosa della sua ex moglie, la stessa con cui aveva passato il tempo a litigare nei due libri precedenti. Il figlio Luca, che avevo detestato nel secondo libro, è diventato più sopportabile, resta invece odiosa Nora Beckford, pur con tutta la comprensione che ci si può sforzare di provare per la sua storia. 

Eppure, come i due precedenti, anche questo terzo romanzo è piacevole e si legge velocemente, sullo slancio dei colpi di scena che si susseguono.

E ho anche l'impressione che con Dario Corbo ci incontreremo ancora. 



domenica 14 agosto 2022

La primavera perfetta - Enrico Brizzi

«E poi arrivano senza preavviso tempeste capaci di squarciare le nostre sicurezze; ciò che ritenevamo eterno finisce in brandelli, e attraverso quegli strappi la sorte si affaccia a mostrare il suo volto.»


Questo romanzo è una storia di strappi e di brandelli malconci, quello che resta di certezze eterne, che invece si sgretolano, come si sgretolano i rapporti umani sui quali erano fondate. Luca è un uomo che in poco tempo perde tutto e quando si aggrappa a qualcosa per non affondare, lo fa malamente, in modo maldestro, così cade sempre più in basso, come una volta, tanti anni prima, è caduto da un dirupo, sotto gli occhi terrorizzati di suo fratello.


«... tutto quello che riuscivo ad afferrare erano sassi, che subito abbandonavano i loro simili per scendere verso il bosco insieme a me.»


Lo stile è quello ironico di Jack Frusciante, capace di raccontare con tono leggero i lati più bui della vita e soltanto le ultime trenta pagine le ho lette con un po' di fatica perché non sono un'appassionata di ciclismo e perché forse il lieto fine è un po' troppo lieto, o semplicemente non è quel finale che volevo io.



giovedì 11 agosto 2022

Nemesi - Philip Roth

Dico spesso che voglio tenermi sempre un libro di Philip Roth da leggere. Nemesi però non sapevo se l'avrei letto prima o poi, perché l'argomento, l'epidemia di poliomielite, non è semplice da affrontare e pensavo che forse non l'avrei finito. Invece, una volta iniziato, non mi sarei mai staccata dalle pagine di un romanzo che si legge velocemente, nonostante fin dall'inizio si conosca la tragedia finale («Il primo caso di polio  quell'estate apparve all'inizio di giugno, subito dopo il Memorial Day...»).

Il protagonista, Bucky Cantor, animatore del campo estivo, è un ragazzo atletico, che ama lo sport e i ragazzi a cui insegna, figlio di un ladro, cresciuto dai nonni, segue i buoni principi e i doveri morali che gli sono stati insegnati («Le tre D. Determinazione, dedizione, e disciplina e praticamente è fatta»). Ma dal padre ha ereditato un difetto alla vista che gli rende impossibile arruolarsi insieme ai suoi migliori amici. È nella sua città che si troverà invece a combattere un'altra, imprevista guerra, contro una malattia che colpisce soprattutto gli adolescenti. 

Un romanzo scritto nel 2011, che parla del passato ma anche del nostro presente: la chiusura dei luoghi di ritrovo dei ragazzi, l'ossessione per l'igiene, la ricerca degli untori.

Bucky Cantor è un ragazzo buono, ha davanti un futuro luminoso, ma la sua storia scivola velocemente nella tragedia. 

«Deve trasformare la tragedia in colpa. Deve trovare un motivo per quello che succede. C'è un'epidemia e lui ha bisogno di una ragione. Deve chiedere perché. Perché? Perché?»

Eppure c'è un ricordo, che resta eterno e vivo, quando Bucky Cantor aveva ventitré anni e i ragazzi lo guardavano mentre lanciava il giavellotto:

«Correva con il giavellotto in alto, allungava il braccio indietro rispetto al corpo, lo portava in  avanti per lanciarlo alto oltre la spalla - e  poi lo lasciava come un'esplosione - ci sembrava invincibile.»



venerdì 5 agosto 2022

Viamontenapoleone - Gaetano Signoriello

"Storie di passaggio" è il sottotitolo di questo libro, che raccoglie gli aneddoti dell'ex direttore di una gioielleria di via Montenapoleone. Sono storie di uomini ricchi, preda di amanti giovani e avide, di ex ragazze che non si rassegnano ad essere invecchiate e si illudono di ritrovare la giovinezza, provando gioielli che non possono più acquistare. Calciatori generosi e calciatori permalosi, attori avari e giapponesi ricchi. Ma ci sono anche uomini che fingono per trascorrere una notte indimenticabile. Oppure i due ragazzini, che arrivano dalla provincia, per regalare alla mamma l'anello che desidera da anni. «Pagarono in contanti, con banconote di diverso taglio, tra cui anche pezzi da cinque e dieci euro.»

Sono storie divertenti, alcune allegre, altre un po' più tristi, ma raccontate con leggerezza, compreso il racconto che fa da cornice e che forse non è una storia di passaggio. 



sabato 30 luglio 2022

L'anno capovolto - Simone Innocenti

Qualche domenica fa, mentre facevo colazione e sfogliavo Io Donna, mi è capitata sotto gli occhi la recensione di questo romanzo e mi ha incuriosito. Solo alla fine ho letto il nome dell'autore e allora l'ho comprato subito, perché Simone Innocenti l'ho conosciuto su LLC, ho letto "Vani d'ombra" e sono stata alla presentazione che ha fatto a Milano.

Mentre in "Vani d'ombra" la voce e i pensieri ossessivi di Michele Maestri attraversano le pagine, questo invece è un romanzo a più voci, quelle di un gruppo di amici che si ritrovano nella villa di due di loro per festeggiare il Capodanno. Sono amici di una vita, da una vita si incontrano, si cercano, si evitano nelle vie e nelle spiagge di una provincia dalla quale si sono mossi poco («in Toscana i confini sono una cosa seria»). Eppure ognuno di loro ha una storia sconosciuta agli altri e ogni capitolo è un racconto, che segue il flusso dei pensieri di un personaggio, portando in superficie quella sua storia. 

Intanto il tempo scorre, come la sabbia nella preziosa clessidra del padrone di casa. «È come essere in bilico sul tempo, altro che Capodanno».



lunedì 25 luglio 2022

Un digiunatore di Franz Kafka - Tullio Pericoli




«Ho fatto un sogno in cui Giacometti e Kafka si incontravano.»


Inizia così questo libro breve (91 pagine) e particolarissimo di Tullio Pericoli. 

Una traduzione di "Un digiunatore", (uno degli ultimi scritti di Kafka e tra i pochissimi pubblicati mentre era in vita) sia in italiano che attraverso una serie di disegni, di schizzi, di immagini, che si affiancano al testo, si sovrappongono e lo ripropongono sotto un'altra luce. 

«La mia, naturalmente, più che una traduzione è una riscrittura, tutt'altro che fedele, che non cerca di restituire interamente il senso del racconto né di crearne un equivalente.»

E da questa riscrittura emerge il legame che Tullio Pericoli riesce a scorgere tra il racconto e  Giacometti.

giovedì 14 luglio 2022

Uomini in grigio - Laura Spotorno Suarez

 «Non sono mai andata molto volentieri alle feste milanesi, quelle nei locali di moda, dove si incontra ogni sera la stessa gente, sempre lo stesso gruppo, anche se tutte le sere ci si ritrova in un locale diverso.»


Scritto e ambientato nel 1995, dalle prime righe questo romanzo mi è parso molto lontano, eppure è il regalo di un'amica che mi aveva spiegato che l'autrice ha la nostra età e ha frequentato la nostra stessa università. Io e Laura Spotorno Suarez abbiamo vissuto quindi nella stessa Milano e magari ci siamo incrociate più volte, senza vederci, in qualche corridoio. Ma leggendo il suo libro non mi sono sentita trasportata in un passato che ho vissuto anch'io. All'inizio ho pensato che la città e il tempo che descriveva fossero falsi, poi ho realizzato che invece parlava di quello che lei aveva conosciuto, perché la stessa città e gli stessi luoghi possono essere diversi a seconda di chi li vive e di chi li osserva. E ad un certo punto mi sono trovata davanti la frase: «... riflettendo su come in una medesima città possano coesistere mille città diverse, abitate da persone differenti che vivono parallelamente e non si incrociano mai.»

"Uomini in grigio" mi ha fatto conoscere quella città, parallela alla mia, pur essendo sempre la stessa. Un mondo che era accanto a quello in cui vivevo io, ma che non ho conosciuto. 

Il mondo di "Uomini in grigio" è quello di una città in cui escono e si incontrano ragazzi che provengono da altre parti e che, ognuno a proprio modo, costruiscono il loro spazio. 

Ci ho trovato anche qualcosa che è davvero imperdonabile per chi viene dal mio mondo: 

«J. Michael Jackson, Janet Jackson, Joe Jackson. Tutti quei cantanti avevano lo stesso nome, ma l'ultimo è inglese e la sua musica è raffinatissima, a differenza di quella degli altri due che è invece orribile.» 

Orribile ho dovuto rileggerlo più volte per crederci.

"Uomini in grigio" non è un capolavoro ma una lettura veloce e piacevole, una storia leggera (forse troppo), che scorre tra discoteche, fughe al lago, messaggi sulla segreteria telefonica, telefoni cellulari guardati con sospetto, nonni e genitori sullo sfondo, lontanissimi. E poi, improvviso, forse troppo presto, arriva un finale inaspettato, che mi ha fatto chiudere il libro pensando: mah!



lunedì 11 luglio 2022

L'uomo in rivolta - Albert Camus

In realtà l'avevo già letto più o meno tutto, durante gli anni in cui è stato sulla mia libreria, ma l'avevo letto a pezzi, in modo disordinato. C'è voluto un viaggio a Parigi per farmi venire voglia di leggerlo dall'inizio alla fine.

È una lunga dissertazione filosofica sulla rivolta, sulle sue diverse forme, sul modo in cui l'uomo decide di attuarla, per opporsi all'assurdità.

Non una lettura semplice e scorrevole, nonostante la scrittura di Camus, ma comunque una lettura interessante.



martedì 21 giugno 2022

I confini incerti del fuoco (Der Brand) - Daniela Krien


Una vacanza tanto attesa e sfumata per un incendio, pochi giorni prima della partenza. E poi la richiesta di una di vecchia amica di famiglia di trasferirsi nella sua casa, una fattoria isolata, per prendersi cura degli animali, mentre lei è in un'altra città, per stare accanto al marito, che ha bisogno di cure, in seguito a un malore. 

Quella di Rahel e Peter è la storia di due persone che hanno alle spalle tanti anni di vita comune e forse tutte quelle esperienze condivise hanno scavato la distanza fra loro. Una distanza che si aggiunge ai nodi irrisolti con le famiglie d'origine e ai legami spesso problematici con i figli. 

Un romanzo diviso in tre parti, una per settimana, ciascuna a sua volta divisa in sette capitoli, uno per ogni giorno. Una struttura rigida, che troppo spesso finisce per risolversi nella descrizione di particolari poco interessanti, come i piatti che compongono i pranzi e le cene. 

Una scrittura semplice e scarna, che accompagna dei protagonisti non molto simpatici, una vicenda che appassiona poco anche nei giri e rigiri intorno a un mistero che si intuisce fin dalle prime pagine.

martedì 7 giugno 2022

Napoleone - Sergio Valzania


Cercavo un libro poco ingombrante da portare via per un weekend lungo e mi sono ritrovata tra le mani questo, acquistato un anno fa e poi dimenticato. 

Scritto inizialmente come traccia per un programma radiofonico, è ben documentato e si legge velocemente.

Mi aspettavo però che l'autore lasciasse più spazio all'uomo Napoleone, invece quasi tutto il libro è incentrato sulle battaglie, sulle strategie di guerra. Vengono fatti solo brevi cenni ai fatti personali, come la reazione di Napoleone alla morte di Lannes, il suo migliore amico. Per questo l'ho trovato un po' monocorde, oltre al fatto che credo sia un'occasione persa di comprendere meglio il personaggio.

mercoledì 1 giugno 2022

Ohio - Stephen Markley


New Canaan, una città inventata, che però potrebbe essere qualsiasi città della provincia americana, segnata dall'11 settembre, dall'odio razziale, dalla recessione, dalla guerra.

Una città in cui tutti si conoscono da sempre, da cui tutti vogliono andarsene, ma a cui tutti finiscono per tornare, almeno per una notte, in cui incontrano i fantasmi di quello che sono stati, i ragazzi che erano, gli adulti che avrebbero potuto essere e non sono diventati. 

«Il cielo sopra il luogo in cui sei nato non ti è familiare solo per il modo in cui compaiono le nuvole o in cui ti ammiccano le stelle di notte. Il cielo di casa tua si comporta come quando, da paracadutista, tiri la corda e l’aria ti riprende. Puoi aver girato il mondo e visto tramonti migliori, albe migliori, temporali migliori - quando scorgi i campi e le foreste, le alture e i fiumi di casa tua che incontrano l'orizzonte, contrai la mascella. La corda del paracadute ti trattiene dalla discesa.»

Raccontato attraverso quattro diversi punti di vista, affiora un passato fatto di sogni, di speranze, di violenza. Il ricordo di un giorno sul lago, «l'ultima volta in cui erano stati giovani», il momento in cui tutto sembrava possibile e invece era già finito. Una storia terribile, una scrittura fatta di luci e di ombre, brutale e cruda, eppure bellissima nel descrivere i luoghi e gli stati d'animo. È difficile staccarsi da questo romanzo, anche se a tratti si fa fatica a passare attraverso certe pagine. Credo che di Markley leggerò tutto quello che scriverà.

domenica 8 maggio 2022

Tomás Nevinson - Javier Marías

Berta Isla si concludeva con il ritorno a Madrid di Tomás e con lui che ogni tanto guardava la città attraverso i vetri di quegli stessi balconi, da cui Berta aveva sempre guardato il mondo, aspettando di rivederlo. 

Tomás Nevinson inizia da qui, da quando l'agente bruciato e ritirato, che si sente escluso dal mondo e incapace di vivere la vita che gli è stata rubata da ragazzo, riceve la telefonata del suo ex capo e accetta di partire per un'ultima missione. 

«Mi era già successo altre volte, uno finisce per confondersi quando non riesce a essere pienamente due persone, e una delle due finisce espulsa o messa fra parentesi. Finché non torna.»

Avevo letto Berta Isla a un ritmo velocissimo, con la fretta di arrivare alla pagina successiva e di scoprire cosa sarebbe successo, anche se la vita di Berta era la vita sospesa di chi aspetta. Tomás Nevinson l'ho letto invece più lentamente perché, nonostante la vita avventurosa del suo protagonista, è un romanzo più riflessivo, pieno di interrogativi su quello che si è stati e sul diritto di decidere, ma anche sulla responsabilità di non farlo.

«Uccidere non è un atto così estremo o difficile o ingiusto se si sa chi si sta uccidendo, quali delitti ha commesso o si prepara a commettere, quanto male si risparmierà facendolo, quante vite innocenti saranno preservate al prezzo di un solo sparo, di tre coltellate, di un annegamento, è questione di pochi secondi ed è fatta, è finito e si va avanti, le esistenze sono lunghe e pressoché nulla si ferma mai del tutto.»




sabato 16 aprile 2022

Nonostante tutto - Jordi Lafebre

Avevo letto parecchi pareri su questo libro, ma non pensavo che mi sarebbe piaciuto così tanto. Per un intero pomeriggio sono stata trasportata nelle atmosfere della città dei gabbiani in cui vive Ana e ho seguito Zeno nelle sue avventure in giro per il mondo. 

Inizia dal ventesimo capitolo, l'ultimo, quando Zeno e Ana, ormai anziani, si danno appuntamento sotto la pioggia, per poi andare all'indietro, a ripercorrere le loro vite parallele e lontane, due vite diverse, che si incrociano solo ogni tanto, quando arriva una telefonata alla fine della giornata. Indietro fino a quel primo giorno in cui si sono incontrati, molti anni prima, sotto la pioggia. 

È una storia delicata, come sono delicati i colori di Jordi Lafebre e Clémence Sapin, ma i contorni sono nitidi e decisi, come Zeno e Ana sono decisi a seguire le loro vite, accettando i brevi momenti di quell'altra vita che non sono riusciti a vivere.




martedì 12 aprile 2022

La contessa - Benedetta Craveri

È quasi una rincorsa attraverso il tempo, una ricerca basata sulle carte e i tanti scritti lasciati dalla contessa di Castiglione, per lasciar emergere la sua voce, la sua versione dei fatti. 

Appartenente a un'antica famiglia, cresciuta tra Firenze e La Spezia, Virginia Oldoini sposò, ancora adolescente, il conte di Castiglione e con lui arrivò a Parigi, diventando l'amante di Napoleone III, assecondando l'intuizione di Cavour di sfruttare la sua bellezza per diventare una spia. Ruolo che le permise però di usare anche la sua intelligenza e le doti di attrice. Accusata di aver preso parte a un attentato contro l'imperatore, tornò in Italia, con un marito da cui era ormai separata e con cui avrebbe continuato a litigare per la custodia del figlio e i pochi possedimenti rimasti. Non aveva ancora trent'anni, ma iniziò il suo graduale ritiro dal mondo in una solitudine che non le impedì di continuare a circondarsi di amanti, di tessere le relazioni che le permettevano di essere sempre aggiornata su quello che accadeva, di tornare a Parigi e di fare qualche apparizione sporadica, con costumi di cui parlavano a lungo i giornali. 

Dalle lettere, in cui ricostruiva un passato che le piaceva reinventare, emerge il ritratto di una donna intelligente, in anticipo sui tempi, a cui andavano strette le convenzioni della sua epoca, un'artista che cercava di esprimersi in tutti i modi possibili, soprattutto attraverso le foto del fotografo amico Pierson. 

E da Pierson si fece fotografare anche negli ultimi anni, quando non c'era più traccia della bellezza. Sono degli scatti inquietanti, grotteschi, eppure carichi di ironia, se si pensa alla leggenda secondo la quale avrebbe coperto gli specchi per non vedersi invecchiare.

Morì troppo tardi, dopo essere rimasta una dei pochi superstiti della sua epoca, e Robert de Montesquiou inventò la sua leggenda, mescolando realtà e fantasia nel libro "La divine comtesse".

Fu D'Annunzio a scrivere la prefazione: «... portava la sua giovinezza come un'immortalità.»




domenica 27 marzo 2022

La cappa - Marcello Veneziani




È uno dei libri più letti in questi mesi, ma ogni volta che se ne parla provoca discussioni infinite e reazioni che, per l'intolleranza del loro fastidio, appartengono proprio alla cultura descritta nel libro. Una cultura che permea il presente e che, pur avendo come obiettivo l'abolizione delle discriminazioni, arriva ad estromettere tutto quello che si differenzia, tutto quello che non è omologato. La storia e il passato vengono riletti alla luce del presente, attraverso la lente dei valori accettati, e tutto quello che non è riducibile a quei valori è cancellato.

Pur non condividendo molte idee dell'autore (sull'aborto, sull'eutanasia, sulla religione...) ho trovato interessante questo breve saggio, che è comunque una critica fondata a certi atteggiamenti e tendenze contemporanei. A tratti l'ho trovato anche divertente e non guasta il fatto che sia scritto molto bene.

domenica 20 marzo 2022

Annientare - Michel Houellebecq


Ho impiegato circa un mese a leggerlo e ormai mi ero affezionata a questo librone, scomodissimo da portare ovunque, ma bello proprio per la sua scomodità. Perché scomodo Houellebecq lo è un po' sempre, anche in questo romanzo, che per certi versi sembra diverso dai precedenti. Ho detto anch'io che qui Houellebecq è meno maligno perché sembra aver messo da parte lo sguardo caustico con cui distrugge la società contemporanea. Poi mi sono accorta che in realtà l'ha messo da parte solo apparentemente, perché quello sguardo attraversa tutto il libro. 

È infatti un romanzo sull'assurdità della condizione umana. 


«I baby-boomer erano un fenomeno altamente sorprendente, gli aveva fatto notare all'epoca, come del resto il baby-boom stesso. Le guerre erano in generale seguite da ondate di denatalità, accompagnata da un crollo psichico; mettendo in luce l'assurdità della condizione umana, avevano un effetto potentemente demoralizzatore.»


È un romanzo fatto di rapporti, che si annodano e che si interrompono, per poi ritrovarsi forse più forti, oppure rapporti che restano tali solo perché c'è un vincolo familiare che impedisce di spezzarli. Sono rapporti mancati, come quello di Paul con suo fratello, esistenze che si sfiorano, ma non riescono mai a toccarsi. 

Ho amato anche i luoghi di questo romanzo, che nelle prime pagine si svolge a Lione, in un albergo in cui ho dormito e in un ristorante in cui ho cenato anni fa, e finisce nella foresta di Compiègne, in cui sono stata moltissimo tempo fa. Le ultime pagine però sono le più difficili da leggere, eppure sono quelle che si vorrebbe non finissero mai.

Non è un romanzo facile, non è consolatorio, ma è un romanzo che vale la pena di leggere.

lunedì 28 febbraio 2022

Nikolaj Gogol

"Siamo usciti tutti dal cappotto di Gogol", diceva Dostoevskij e in questi giorni mi capita di pensare spesso a Gogol. Un autore a cui non pensavo da tempo, uno scrittore complicato e inquietante, soprattutto nelle "Anime morte" e in "Taras Bulba". Più ironico "L'ispettore generale'. 

La sua opera più bella però restano "I racconti di Pietroburgo", quella in cui è più facile trovare lo scrittore visionario che anticipa un altro ucraino, Bulgakov.

Fanno parte di questi racconti "Il naso" e,  appunto,  "Il cappotto", la storia di Akaki Akakievič, l'uomo qualunque, a cui nemmeno si sapeva che nome dare, l'impiegato destinato ad essere calpestato dal tempo e dalla storia. E poi c'è un racconto bellissimo, "Il ritratto", uno di quei racconti che, anche se letti una sola volta,  come ho fatto io, restano in mente per sempre e fanno venir voglia di andare a San Pietroburgo e camminare per l'isola di San Basilio.

E adesso risuonano un po' le parole di Nabokov nel bel libro che gli ha dedicato: "Dobbiamo ringraziare il fato (e la sete di fama universale dell'autore) se non si volse al dialetto ucraino come mezzo di espressione, perché allora si sarebbe perduto."





domenica 30 gennaio 2022

Atlante della nostalgia - Marco Patrone

Avrei letto questo libro anche solo per il titolo, che riecheggia in ogni pagina di una raccolta di racconti, che descrivono la vita così com'è, senza tentare di abbellirla e senza troppi rancori. Soltanto con un po' di nostalgia per il futuro come appariva una volta, prima di diventare presente e poi passato.

«... mi ero ricordato di me stesso, di me stesso bambino, in quel momento in cui  - come tutti gli altri bambini - ero esattamente là dove il mondo non si aspetta nulla di più di quello che è naturale saper fare in quel preciso momento.»

Racconti di persone normali, come se ne incontrano ogni giorno, con delusioni, speranze, dipendenze. Sono divisi in quattro sezioni, che definiscono le età e il diverso modo di essere sorpresi dalla vita e dagli eventi. E forse è proprio il passare del tempo il filo conduttore.

«... il peggio deve ancora venire eppure è passato, la vita va avanti, il futuro non si è fermato, non li aspetterà, probabilmente.»



mercoledì 26 gennaio 2022

Fermare Pechino - Federico Rampini


Ho impiegato parecchio a leggere questo libro, perché l'argomento non è adatto a qualsiasi momento,  richiede una certa concentrazione e voglia di addentrarsi in un confronto tra la Cina il mondo occidentale, e in particolare gli Stati Uniti.  Due mondi e due culture molto distanti, che però a volte si incrociano e rivelano aspetti simili. 

In certi capitoli Rampini riesce ad appassionare il lettore,  come quando parla di Feng Feng, la romanziera di Wuhan, e delle sue cronache dall'interno di un lockdown serratissimo. Oppure quando racconta la parabola di Jack Ma, fondatore di Alibaba, o la lotta per il potere tra Xi Jinping e Bo Xilai. La lettura diventa un po' più difficile da seguire quando invece si sposta sugli Stati Uniti, su una realtà che è più vicina e sulla quale forse ci soffermiamo ogni giorno, anche inconsciamente. 

È comunque un libro che mette in luce delle dinamiche che forse saranno più chiare nei prossimi anni, quando guarderemo questo presente da una prospettiva diversa e magari ci renderemo conto di quanto ci siamo sbagliati.

martedì 11 gennaio 2022

Di chi è la colpa - Alessandro Piperno

 «...la maledizione che impediva loro di essere contenti all'unisono...»


Un padre appassionato di musica, allegro e giocherellone, sempre sull'orlo del baratro per via dei debiti. E poi una madre severa, reticente, che ha avvolto il suo passato e la sua famiglia di origine in un silenzio ostinato. Probabilmente si sono amati molto, molti anni prima, quando lei assomigliava a Judy Tyler e lui si sentiva Elvis.

In mezzo un figlio, che finge di non sentire i loro litigi notturni, gli insulti che si scambiano, fino alla notte di una terribile tragedia. Allora tutto cambia e un'altra vita diventa possibile. Diventa possibile essere tutto quello che non è mai stato. Se non fosse che il passato resta sospeso da qualche parte e prima o poi bisogna farci i conti.

Ho aspettato molto questo libro e l'ho comprato appena uscito, ma poi ho aspettato prima di leggerlo perché l'ultimo romanzo di Piperno, "Dove la storia finisce", non mi era piaciuto e avevo paura di restare delusa. Invece mi è piaciuto tantissimo, soprattutto ho amato il personaggio di uno zio eccentrico, spesso antipatico, qualche volta capace di slanci di generosità improvvisi. Un uomo innamorato della vita, che si immalinconisce quando si scopre vecchio, dopo aver temuto per molto tempo che gli venisse strappata la giovinezza dall'odio nazista.