Avevo incrociato Carlo Cattaneo già varie volte, nel libro di Daniela Pizzagalli sulla contessa Maffei ("L'amica") e nei vari libri su Cavour che ho letto negli anni. A farmi venire voglia di saperne di più è stato però "Il regno del Nord" di Arrigo Petacco.
"Industria e morale" è il testo della prima relazione che Cattaneo tenne nel 1845 come relatore della Società d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri di Milano. Non è un libro contemporaneo ma i temi che tratta e il modo in cui li affronta sono molto attuali.
Attuale è soprattutto il rapporto con l'Europa, con cui si apre il discorso:
«Il silenzio dell'Europa ha principio dal nostro silenzio; ha principio da quella preliminare concessione che noi facciamo, d'esser secondi a tutto il mondo vivente.»
Quello che però ho trovato più interessante è il concetto di "patria artificiale", una patria costruita sopra quella naturale, integrandola e rendendola più proficua:
«Se riguardiamo al solo angusto spazio che giace fra Milano, Lodi e Pavia, perlustrando ad una ad una tutte le opere che ne sommossero la giacitura per meglio atteggiarla alle influenze delle aque e del sole, è poco il computare che in sì breve intervallo sia sepolto il valsente di mille milioni. L'attitudine di questo spazio a nutrire un popolo, quella che può dirsi la sua naturale e selvaggia fecondità, ragguaglierebbe forse appena un decimo di siffatto valsente. Quella terra dunque per nove decimi non è opera della natura; è opera delle nostre mani; è una patria artificiale.»
È un libretto di circa ottanta pagine e si legge velocemente, io l'ho letto durante un volo di poco più di un'ora, ma credo che lo rileggerò spesso.
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