«E poi arrivano senza preavviso tempeste capaci di squarciare le nostre sicurezze; ciò che ritenevamo eterno finisce in brandelli, e attraverso quegli strappi la sorte si affaccia a mostrare il suo volto.»
Questo romanzo è una storia di strappi e di brandelli malconci, quello che resta di certezze eterne, che invece si sgretolano, come si sgretolano i rapporti umani sui quali erano fondate. Luca è un uomo che in poco tempo perde tutto e quando si aggrappa a qualcosa per non affondare, lo fa malamente, in modo maldestro, così cade sempre più in basso, come una volta, tanti anni prima, è caduto da un dirupo, sotto gli occhi terrorizzati di suo fratello.
«... tutto quello che riuscivo ad afferrare erano sassi, che subito abbandonavano i loro simili per scendere verso il bosco insieme a me.»
Lo stile è quello ironico di Jack Frusciante, capace di raccontare con tono leggero i lati più bui della vita e soltanto le ultime trenta pagine le ho lette con un po' di fatica perché non sono un'appassionata di ciclismo e perché forse il lieto fine è un po' troppo lieto, o semplicemente non è quel finale che volevo io.
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