giovedì 25 novembre 2021

Morte di un piccolo borghese - Franz Werfel

"Ascolta! Io intendo un'altra cosa. Guarda come muoiono i veri proletari. È davvero commovente. Non hanno nessuna paura e nessuna pretesa. È un fatto compiuto. Sono risolti, soddisfatti, tranquilli. Tutti i proletari muoiono nello stesso modo. Solo i borghesi muoiono in modo differente. Anche i piccoli. Ogni borghese ha il suo proprio modo di non voler morire. È perché teme di perdere qualcos'altro con la vita. Un conto in banca, uno squallido libretto di risparmio, un nome rispettabile o un divano traballante. Soprattutto: un borghese è qualcuno che possiede un segreto... "



Carlo Fiala è il personaggio con cui Paolo Di Paolo apre il suo libro "Svegliarsi negli anni Venti", il simbolo di un'epoca che muore e che resta aggrappata ostinatamente alla vita per riuscire a trasmettere la sua eredità.

È però anche il simbolo di una città decadente, una città dalla quale il passato si sta allontanando e il futuro non si intravede ancora.

Un racconto che mi mancava di un autore che secondo Marcel Reich Ranicki era tra i più grandi grazie ai contrasti e alle contraddizioni che lo animavano.


giovedì 18 novembre 2021

Svegliarsi negli anni Venti - Paolo Di Paolo


Mesi fa, in libreria, ho iniziato a sfogliare questo libro e non sono più riuscita ad abbandonarlo. A casa l'ho sistemato su uno scaffale e forse lì sarebbe rimasto se non fosse stato per il commento dell'autore alle parole di Ken Follett su Proust. Allora mi è ritornato in mente.

Partendo dalle domande che tutti noi ci scambiamo ogni giorno (Che ore fai? Dove sei? Cosa desideri? Con chi ce l'hai? Che cosa sai? Che cosa provi? Ti fa paura il futuro? Ti senti bene?), ascoltando le diverse risposte di Siri e Alexa, Paolo Di Paolo costruisce un «corridoio spazio-temporale, uno spericolato tunnel da epoca a epoca: da percorrere, più che alla ricerca di coincidenze, di ricorsi, di presagi, all'inseguimento di una verità comunque inafferrabile.»

È una passeggiata attraverso il tempo, un'entità inventata dagli uomini, composta da ore e da giorni che sono gli stessi ma che hanno significati diversi per ognuno, e la cui importanza sarà conosciuta solo dopo, quando saranno passati.

È una storia che inizia a Vienna, con Carlo Fiala che sta morendo nel racconto "La morte di un piccolo borghese" di Franz Werfel e con lui muore un'epoca. «Fatto è che, come ballò fino a tardi per salutare il 1920, così l'umanità ha ballato per accogliere il 2020.»

E così si ritrovano nello stesso capitolo Houellebecq («la capacità di anticipare e chiarire i movimenti emotivi di quest'epoca lo rende, nella sua assoluta indisponibilità a consolare, essenziale») e la signora Dalloway, che si è appena ripresa dalla spagnola. Ma anche Hemingway e Fitzgerald e l'uomo di Monaco che, dopo una serata con la collega arrivata dalla Cina, avverte i sintomi dell'influenza. C'è Kafka, che osserva un insetto capovolto, e scrive a Milena. E c'è quel Niels Bohr, padre della meccanica quantistica, che discute con Einstein e che fonda la sua scuola in quella stessa Copenhagen dove oggi si scia sopra a un termovalorizzatore. E ci sono i ragazzi dei Fridays for future, che fumano e si fanno selfie, in qualche modo simili agli autoscatti della fotografa Claude Cahun. E c'è Mickey Mouse, che ha attraversato il tempo, sopravvivendo al suo creatore e cambiando nelle varie epoche. Un viaggio nel tempo, avanti e indietro per un secolo, scombinando le carte, per ricordare che il tempo in fondo è solo un'invenzione umana.

domenica 14 novembre 2021

L'età difficile - Mario Grasso

Di Mario Grasso leggo sempre i ritratti degli autori, che propone su LLC, ma non sapevo che fosse un autore anche lui.

"L'eta difficile" è un romanzo delicato perché l'argomento non è facile da trattare. Lenuccia è una ragazzina affamata d'amore e di affetto, quelli che, per motivi diversi, non sono stati in grado di darle i genitori. È una ragazzina fragile, che deve lasciare presto il posto a una donna all'apparenza cinica, la quale però resta sempre ostaggio della bambina con la paura di non essere amata abbastanza e di essere abbandonata. E dovrà fare i conti con quella bambina fino alla fine, quando il romanzo si trasforma in un giallo, con un colpo di scena che cambia la prospettiva e riporta ogni cosa al suo posto.

Una scrittura pulita, che riesce ad appassionare il lettore, senza cedimenti Mario Grasso leggo sempre i ritratti degli autori, che propone su LLC, ma non sapevo che fosse un autore anche lui.

"L'eta difficile" è un romanzo delicato perché l'argomento non è facile da trattare. Lenuccia è una ragazzina affamata d'amore e di affetto, quelli che, per motivi diversi, non sono stati in grado di darle i genitori. È una ragazzina fragile, che deve lasciare presto il posto a una donna all'apparenza cinica, la quale però resta sempre ostaggio della bambina con la paura di non essere amata abbastanza e di essere abbandonata. E dovrà fare i conti con quella bambina fino alla fine, quando il romanzo si trasforma in un giallo, con un colpo di scena che cambia la prospettiva e riporta ogni cosa al suo posto.

Una scrittura pulita, che riesce ad appassionare il lettore, senza cedimenti. 



giovedì 11 novembre 2021

Le cose umane -Karine Tuil

Una domenica mattina, mentre facevo colazione, ho letto su Io donna la recensione di questo libro, da cui è stato tratto un film presentato a Venezia fuori concorso. Un minuto dopo lo stavo acquistando e non ho sbagliato: è uno di quei romanzi che analizzano i lati oscuri del nostro tempo, quelle "zone grigie" in cui gli stessi eventi vengono vissuti in modo diverso, perché le prospettive sono diverse e diversi sono i punti di partenza, la cultura, l'esperienza, il sesso.




«La deflagrazione estrema, la combustione definitiva, era il sesso, nient'altro - fine della mistificazione...»

Claire e Jean sono un punto di riferimento culturale, lei è una filosofa e saggista impegnata nel campo femminista, lui è un giornalista politico che da anni monopolizza le reti televisive e radiofoniche. Dietro la facciata, il loro matrimonio è finito da tempo e, a parte gli interessi lavorativi, restano legati da Alexandre, il figlio iperprotetto, su cui si sono concentrate le aspettative e le ambizioni dei genitori. Nel momento in cui una ragazza accusa Alexandre di averla violentata, la facciata che Jean e Claire hanno creato crolla, ma crollano anche le loro vite vere, quelle che per anni hanno vissuto all'ombra del loro successo pubblico, all'ombra di una famiglia che forse felice non lo è stata mai.

«Aveva scoperto la distorsione tra i discorsi impegnati, umanisti, e le realtà dell'esistenza, l'applicazione impossibile delle idee più nobili quando gli interessi personali in gioco annebbiano la vista e travolgono tutto quello che costituiva la nostra vita.»

È un romanzo complesso, nonostante la trama semplice; la Tuil dà voce a tutti i personaggi, lasciando emergere le diverse sfaccettature della stessa storia, ma anche le falle giudiziarie, gli ostacoli a un processo equo, quando le sentenze sono state già pronunciate sui social network.

giovedì 4 novembre 2021

Tre libri


Ho letto questi tre libri a poca distanza d poco tempo uno dall'altro e mi sono sembrati in qualche modo legati tra loro.

Il libro della Meloni non è un libro politico, la politica ci entra solo di lato e per i riflessi personali. Si tratta di un'autobiografia, che ho letto più velocemente e divertendomi di più nella prima parte, quella dell'adolescenza e dell'infanzia, in cui sono in primo piano i rapporti con la sorella, i genitori e i nonni. Mi sono invece annoiata un po' nell'ultima parte, il racconto di una madre che lavora, tra impegni e sensi di colpa, che sicuramente sono sinceri ma che abbiamo ascoltato ormai troppe volte.

Quello che non annoia è il libro di Renzi, che si legge con la voglia di scoprire come finirà, nonostante lo si sappia benissimo. "Ma è un giallo?" mi ha chiesto un amico a cui ne parlavo mentre lo leggevo. No, non è un giallo, è il racconto di avvenimenti che tutti abbiamo vissuto, anche se da angolazioni diverse, e ogni tanto viene voglia di far presente all'autore che il governo Conte 2, di cui si lamenta, è stato opera sua. L'ultimo capitolo di questo libro però è bellissimo e terribilmente vero, è un discorso sulla cultura, sul modo in cui l'abbiamo messa da parte, sul bisogno che ne abbiamo. Condivido ogni parola di questo capitolo e credo che da solo possa valere tutto il libro.

È questo discorso sulla cultura che fa pensare a Cavour e che lascia aperta la domanda su cosa sia successo dopo, come siano stati possibili i momenti bui e quelli vuoti per i quali siamo passati e per i quali stiamo ancora passando.

Attraverso le lettere, i frammenti dei diari, gli scritti e i discorsi parlamentari, Adriano Viarengo riporta alla luce l'Autoritratto di un uomo moderno, in anticipo sui tempi e sui suoi contemporanei, deciso a incidere il proprio nome nella storia, destinato a essere molto solo, in un paese che non lo amava ma che era consapevole di non poterne fare a meno. Un uomo libero («Sono figlio della libertà, è a lei che devo tutto quello che sono.»), che poteva permettersi di guardare con ironia le manie e le superstizioni del mondo che lo circondava, senza curarsi che fossero le manie e le superstizioni di principi, re o imperatori. Un uomo che nel 1860 scriveva: «Non pretendo la riconoscenza del Re, ma ho diritto ad essere trattato con i riguardi che mi sono dovuti, se non come ministro, certamente come uomo».