Questo libro mi ha aspettato per tanto tempo, dimenticato sulla libreria, e non so se mi avrebbe fatto lo stesso effetto se l'avessi letto prima.
È un romanzo composto da una serie di racconti, che ruotano attorno a Bennie Salazar, un produttore musicale, e alla sua assistente Sasha. Il protagonista di un racconto è spesso un personaggio secondario in un altro, a volte solo un nome che compare per caso. I racconti sono tessere di un mosaico, disordinate e sparse nel tempo. I tempi si incrociano, come si incrociano i personaggi, in una New York che sembra essere composta da vari strati, quelli che conducono da A a B, attraverso le botte del tempo, che trasforma i rapporti, le amicizie, le persone.
«Adesso che sfiorava i sessanta, era visto come irrilevante; Alex sentiva abitualmente parlare di lui al passato.»
La trama di questo libro non mi è piaciuta particolarmente, mi è capitato di appassionarmi a un personaggio, di aver voglia di saperne di più, e invece è stato inghiottito dalle pagine e dal tempo. Ma ho apprezzato tantissimo la struttura, la rottura degli schemi, la capacità comunque di chiudere il cerchio. È comunque un libro che mi ha fatto scoprire un modo diverso di vedere la letteratura, come mi è capitato solo più di trent'anni fa con "La signora Dalloway".
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