Ho iniziato questo libro senza aspettative e con molti pregiudizi perché in tanti me ne avevano parlato male. E invece sono stata trascinata subito da questa storia, in cui il presente incrocia il passato e non si sa più se l'età fragile è quella dei vent'anni, quando si cerca una strada e non la si trova, oppure più tardi, quando si vorrebbe tornare indietro di qualche passo.
«Avevo vent'anni, e ancora mi sembrava così facile cancellare un danno.»
Il danno segna i luoghi, le persone, si riaffaccia sempre, con i sensi di colpa che attraversano il futuro dei sopravvissuti.
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