giovedì 26 dicembre 2024

Piattaforma - Michel Houellebecq

 «Mio padre è morto da un anno. Non credo a quella teoria secondo la quale si diventa realmente adulti alla morte dei propri genitori; non si diventa mai realmente adulti.»
Il protagonista di questo libro, come altri di Houellebecq, all'inizio mi ha ricordato lo straniero di Camus. Michel è un uomo sulla quarantina, senza affetti, che non ama il suo lavoro, che vive la vita guardandola dal di fuori, in una mediocrità che non gli dispiace. 
«Nella società in cui vivevamo, il principale interesse per il lavoro era costituito dal salario, e più generalmente dai vantaggi finanziari; il prestigio, l'onore della funzione occupavano ormai un posto molto meno grande. Esisteva però un sistema di redistribuzione fiscale evoluto, che permetteva di mantenere in vita gli inutili, gli incompetenti e gli svantaggiati - di cui, in una certa misura, facevo parte.»
La vita di Michel però cambia quando incontra Valèrie e allora si rammarica del tempo perduto. È felice della loro vita insieme, forse vive per la prima volta, si appassiona persino al lavoro di lei.
Ho trovato interessanti le pagine sul turismo, sulla crisi dei modelli tradizionali, fino all'approdo alla soluzione più banale e allo stesso tempo innovativa del turismo sessuale. Come ho trovato interessanti le considerazioni sul modello di vita occidentale, anche se non sempre condivisibili («Tu vuoi davvero comprarti una Ferrari cabriolet? Una casa a Deauville per i weekend - che verrà sicuramente svaligiata? Di lavorare novanta ore alla settimana fino a sessant'anni? Di pagare la metà del tuo salario in imposte per finanziare le operazioni militari in Kosovo o i piani di salvataggio delle periferie?»)
Il finale arriva improvviso e inaspettato e in qualche modo ristabilisce l'ordine che era stato turbato per qualche tempo.



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