Quando trovo un articolo di Cassese lo leggo sempre. Soprattutto in questo anno la sua è stata per me una voce pacata ma lucida, che ha fatto chiarezza dove invece c'era confusione. Così, quando, girando per la Feltrinelli, ho trovato questo libretto di un centinaio di pagine, con un titolo ironico, l'ho comprato e letto subito.
"Come dobbiamo valutare questo nostro tempo? Come deve valutarlo, in particolare, chi ha davanti a sé da cinquanta a settant'anni di vita?"
Per rispondere a queste domande, Cassese parte elencando "Le luci" che rendono la nostra epoca migliore di quelle che l'hanno preceduta: le rivoluzioni tecnologiche, caratterizzate da velocità e diffusione; le interconnessioni tra le economie; la vicinanza tra popolazioni e parti del mondo distanti, grazie alla rete di mezzi di trasporto e alla limitatezza dei teatri di guerra; la diffusione di una cultura che ripudia la guerra; il miglioramento delle condizioni materiali di vita, avvenuto in breve tempo; una maggiore vicinanza tra il cittadino e le istituzioni e una maggiore facilità di comunicazione.
Dietro alle luci però si nascondono "Le ombre": da almeno un quarto di secolo la produzione e lo sviluppo del nostro paese procedono più lentamente che nel resto d'Europa, e in molti casi sembrano regredire; il livello di istruzione è basso e le competenze della classe dirigente sono limitate; i cittadini partecipano poco alla vita politica e si informano poco e male; i tre poteri dello stato richiederebbero interventi di riordino, che però sono difficili da realizzare.
L'ultima parte, "Dove le luci e le ombre si incontrano", cerca di trarre qualche conclusione, partendo dal presupposto che non è consigliabile preoccuparsi troppo per il futuro.
Il libro è basato su documenti e statistiche ISTAT, ma contiene anche molti riferimenti e rimandi letterari. E nelle prime pagine ci ho trovato anche il mio adorato Heine: «Alla mia porta scroscia il Mare del Nord».
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