domenica 13 dicembre 2020

Le mille luci di New York - Jay McInerney


Se non fosse stato per un bellissimo post di Stefano Aiello, uno di quei suoi post in cui mescola i libri e la vita, probabilmente non avrei mai letto questo romanzo. L'ho recuperato in ritardo, visto che è stato scritto nel 1984, e all'inizio ho fatto un po' fatica ad abituarmi alla narrazione in seconda persona, a quel "tu" che dovrebbe fondere il lettore con il protagonista. Eppure ad un certo punto il "tu" non si sentiva più, è diventato naturale e perfetto perché, per quanto il protagonista del romanzo e la sua storia possano essere lontani, c'è qualcosa in lui che prima o poi conosciamo tutti, quel momento in cui la vita ti volta le spalle e tutto quello che era facile, tutto quello che funzionava, si rompe o finisce nel posto sbagliato. È uno dei rari casi in cui un titolo, tradotto in italiano ("Le mille luci di New York") in modo completamente diverso dall'originale ('Bright lights, big city"), riesce a rendere lo stesso senso di perdita e delusione per come le cose avrebbero dovuto andare e non sono andate, la malinconia per tutto quello che avrebbe dovuto succedere e non è successo. E poi c'è New York, la stessa New York di Bret Easton Ellis, una città in cui le luci dei grattacieli brillano in alto, nascondendo le strade buie.

È soprattutto un romanzo su quel momento in cui si è giovani come non lo si è mai stati prima, ma si è già sul punto di non esserlo mai più.

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