Oggi mi sono svegliata pensando alla Vecchia Signora. Non so se sia stato il mio primo libro, ma sicuramente è quello che io e mia sorella abbiamo amato di più da bambine. Ce lo regalò mio nonno e, siccome non sapevamo ancora leggere, chiedevamo sempre a mia nonna di leggerlo per noi. "Ma ancora la Vecchia Signora? Non c'è un altro libro?" si ribellava ogni tanto. E no, a noi piaceva la Vecchia Signora, che con i suoi abiti eleganti, l'aspetto gentile ma fermo, il campanellino con cui chiamava tutti a raccolta, rubava la scena all'alligaore Alessandro, protagonista di un gesto eroico.
La Vecchia Signora viveva ritirata nella sua grande casa vittoriana, circondata dagli oggetti e dagli animali che si era portata dietro dai numerosi viaggi, quando era una Giovane Signorina.
Anni fa un amico, appena tornato dal Nepal, si lamentò di non sopportare più di mangiare yak, lo guardai inorridita. "Hai mangiato lo yak?" mi scandalizzai. Per me lo yak sarà sempre una dolce capretta profumata, comodamente seduta nel salotto della Vecchia Signora.
Lo spiraglio su quella vita da Giovane Signorina era la parte più interessante della storia, quella che lasciava intravedere una vita avventurosa e piena, di cui la Vecchia Signora aveva saputo conservare il meglio, prima di ritirarsi nella tranquillità di una vecchiaia fatta di chiacchierate e tè con i suoi animali.
Me ne sono resa conto stamattina per la prima volta: senza tante storie, con naturalezza, già negli anni Settanta la Vecchia Signora aveva infranto gli stereotipi delle fiabe di una volta, facendoci venire voglia di viaggiare, di scoprire posti nuovi, e di apprezzare il ritorno a casa.
2 commenti:
hai ragione.
anche io sono cresciuto su quel libro.
mi hai illuminato.
Sono contenta che ti sia piaciuto e che anche per te sia stato importante
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