martedì 17 novembre 2020

L'architettrice - Melania Mazzucco


La Mazzucco me la ricordo lontana e piccola piccola, alla Feltrinelli, a una presentazione a cui ero arrivata tardi, subito dopo il lavoro, e mi ero fermata vicino all'ingresso. Era autunno, come adesso, avevo letto Vita ad agosto, durante gli ultimi giorni di vacanza, e ci pensavo ancora, perché la storia di Diamante è una di quelle storie che ti restano dentro, con tutta la malinconia di quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato. Anche la storia di Plautilla Briccia è una storia di quello che sarebbe potuto essere e non è stato, ma Plautilla, a differenza di Diamante, non è vittima delle circostanze e delle occasioni perse. Plautilla "trova la libertà dove la cerca" e la cerca sempre nella sua arte, nei suoi dipinti, nel Vascello o Villa Benedetta, la sua costruzione che resiste al tempo per secoli. Figlia del Briccio, scrittore di commedie, attore, matematico, pittore, "solo un nome triste nella storia del teatro italiano", sarà lei a diventare famosa, a lasciare che il suo nome attraversi la storia e ogni tanto riaffiori, per poi scomparire di nuovo. Come la sua Villa, anche Plautilla sopravvive al suo tempo, ai fratelli, ai nipoti, agli amici, in una giovinezza infinita, che non la vedrà mai invecchiare davvero. "Architetto no. Architetta? Suonava ridicolo. La donna pittore è una pittrice, la donna miniatore miniatrice. Architettrice, dunque."

E la sua storia si incrocia con quella di Roma, che piano piano prende forma, trova le sue opere, i suoi monumenti, attraverso gli intrighi papali, le famiglie che si alternano, le lotte per il potere. Così mi è venuta una gran voglia di tornarci e questa volta di cercare lei, la presenza silenziosa, che ha sparso le sue tracce restando nell'ombra, perché anch'io sono stata una di quei turisti che, quando entravano in San Giovanni dei Francesi, passavano davanti alla sua cappella "come un intralcio, cercando i quadri di Caravaggio".

Soprattutto però quando diciamo che la letteratura italiana contemporanea è stanca, finita, non all'altezza del passato e nemmeno di quelle straniere, dovremmo ricordarci dei libri di Melania Mazzucco.

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