Probabilmente certi libri andrebbero letti sull'onda dell'entusiasmo che ci ha spinto ad acquistarli. Io questo libro lo acquistai nel 2020, spinta dall'euforia della riapertura delle librerie dopo il lockdown, poi lo sistemai su uno scaffale e lo dimenticai. Me lo sono ricordato qualche tempo fa, mentre spolveravo.
Non leggevo un romanzo della Tamaro dai tempi di "Va' dove ti porta il cuore", che avevo letto prima che diventasse un caso letterario. Secoli fa, quindi.
È un libro che si legge in fretta, nonostante siano quasi 300 pagine, eppure l'ho letto con fatica: il protagonista e narratore, un ex capitano, è buono al punto di innervosire, mentre la protagonista è odiosa al punto di essere quasi insopportabile. Nonostante il titolo, non è nemmeno una grande storia d'amore.
Ho però apprezzato l'impianto narrativo, che segue il flusso dei pensieri del protagonista e che è sempre raro nei romanzi italiani, anche se la struttura del romanzo ricalca un po' troppo quella di "Va' dove ti porta il cuore". O magari è un tratto distintivo della Tamaro e io non sono riuscita a riconoscerlo perché ho letto solo questi due romanzi.
La parte più bella e che ho apprezzato di più però è l'ambientazione veneziana, i giri dei protagonisti tra Dorsoduro, il Lido, la laguna.
Nessun commento:
Posta un commento