La copertina di Annie Atkins è bellissima e, per una volta, già questo potrebbe bastare. Questo libro però, pubblicato negli anni Novanta, era un a lacuna che avevo bisogno di colmare. E bisogna ricordarsi di essere negli anni Novanta ogni volta che compare un telefono fisso e viene da chiedersi perché i personaggi debbano tornare a casa per sapere se è arrivata la telefonata che stavano aspettando. Per il resto non ci si accorge del tempo che è passato e del mondo che è cambiato, perché i personaggi e le loro vite sono perfettamente attuali.
La struttura è quella di una serie di racconti concatenati che, in ordine cronologico, seguono la protagonista, Jane Rosenal, all'inizio adolescente e poi adulta, mentre passa attraverso relazioni che potrebbero essere semplici e invece diventano complicate, vicissitudini lavorative, la malattia e la morte di persone care, le amicizie, che, pur nei mutamenti, restano stabili.
La vita di Jane sfiora, senza toccarla, quella di Nina Solomon, l'inquilina dell'appartamento sotto quello della bellissima prozia Rita. Le due terrazze sovrapposte ogni tanto offrono scorci di vite diverse e il racconto dedicato a Nina e alla sua famiglia è quello che ho amato di più.
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