La vita di Guido Morselli - la ricerca di un editore, i continui rifiuti, tra cui quello di Calvino, il successo dopo il suicidio - sarebbe già materiale letterario sufficiente. I suoi libri però mi sorprendono sempre più li leggo meno mi spiego i motivi di quei rifiuti.
"Roma senza papa" è il terzo romanzo che leggo, dopo "Un dramma borghese" e "Dissipatio H.G.". Tre romanzi diversissimi tra loro, appartenenti a tre generi diversi, eppure tutti e tre originalissimi per i temi e il modo in cui vengono affrontati. Uno scrittore fuori tempo, arrivato troppo presto per essere compreso e apprezzato. O forse uno scrittore che "vedeva" troppo, anche quello che sarebbe stato meglio lasciare non visto e non detto. Di questo romanzo, una distopia scritta nel 1966, ambientata alle soglie del Duemila, mi hanno stupito i riferimenti e le osservazioni che descrivono un mondo molto simile a quello attuale, a partire dalle buche nelle strade, per arrivare ai dialoghi con l'intelligenza artificiale, passandoper l'obsolescenza degli elettrodomestici e dei motori.
«Dai loro commenti risulta che c'è un punto su cui in Italia regna completo accordo. Edificata l'Europa, gli Italiani si sentono tutti indistintamente retrocessi a 'Sud' (anche il collega Baldassarrinucci che è piemontese), e tutti amaramente spregiati, incompresi, sfruttati da "quelli là del nord", lussemburghesi, francesi, belgi o tedeschi.»
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