giovedì 18 aprile 2024

La società aperta e I suoi nemici - Karl Popper






Non è una lettura recente, la spinta a parlare di questo libro è arrivata dall'ennesima citazione sciatta. Perché Popper è sicuramente una delle maggiori vittime dei social, dove viene ridotto a un vecchietto intollerante e infastidito dal mondo, che va in giro a picchiare con il bastone dei presunti intolleranti. E se la sua opera, monumentale e complessa, non può essere ridotta a un post di Facebook, a maggior ragione non può essere ridotta a un fumetto di poche vignette, con lo scopo di legittimare comportamenti violenti e di tacitare pensieri diversi dal proprio. L'unico modo per avvicinarsi e comprendere è proprio quello di leggere. 
"La società aperta e i suoi nemici" sfiora le mille pagine, ma la lunghezza è mitigata dalla chiarezza. È un viaggio attraverso la filosofia (da Platone a Marx e Hegel) e offre una lettura del mondo e della storia che porta a cambiare la prospettiva dalla quale abbiamo sempre guardato. Quello che fa progredire la conoscenza e la ricerca scientifica (e quindi la società) è infatti per Popper la confutazione, la dimostrazione della falla in una teoria e il suo superamento. L'eccezione che non conferma la regola ma la smentisce. Non si tratta quindi di rifuggire il confronto e di chiudersi alle obiezioni, ma tutto l'opposto. 
«In questa formulazione io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall'opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni.»
Il suo pensiero è quindi molto lontano dal fumetto con cui si pretenderebbe di incasellarlo e la sua grandezza sta proprio in questa impossibilità di essere incasellato e schematizzato. 
E siccome si finisce per tornare sempre sulle proprie fisse, a me sembra che la sua estraneità dal vecchietto delle vignette sia evidente soprattutto nelle righe che dedica a Heine: «Tuttavia, nonostante questa eresia, Heine restò amico di Marx; infatti, in quei giorni felici, la scomunica per eresia era ancora ben poco comune tra coloro che combattevano per la società aperta e la tolleranza era ancora tollerata.»

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