Non ricordo di preciso quando ho comprato questo libro, ma a marzo avevo nostalgia della mia città, che guardavo dal balcone, e mi è venuta voglia di prenderlo dalla libreria.
L'ho intervallato con altre letture, lasciandolo anche per settimane sul comodino, perché a me non piace leggere i racconti tutti di seguito. Ci ho trovato la città che conosco e nella quale ho sempre vissuto, ma anche una città diversa, che non conoscevo.
Il primo racconto, "Come un'oasi", di Erica Arosio, mi è piaciuto molto e mi ha fatto venire voglia di andare a visitare Villa Necchi. Mi sono infastidita invece nel leggere "a corso Lodi" nel racconto di Ileana Luongo, la curatrice della raccolta, anche se è normale, in un libro di racconti, che ci siano alti e bassi. Qui, più che bassi, ho trovato qualche ingenuità, qualche storia a cui mancava lo slancio. Ho girato però per le vie della città, avanti e indietro nel tempo, e, grazie al racconto di Geraldine Meyer, sono tornata in corso San Gottardo negli anni Settanta, proprio quando ci abitava mia zia, e mi sono ricordata della Upim, nella quale l'autrice non entrava e io invece sì, ci entravo e mi stupivo che fosse come quella vicino a dove abitavo io. E poi ad un certo punto, inseguendo Davide Grassi nel suo racconto "Milano, i luoghi del rock", mi sono trovata di nuovo a casa mia, nel passato della mia casa, prima che ci arrivassimo noi.
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