Credevo che il periodo e tutto questo incitamento a restare a casa a leggere (come se ci volesse il coronavirus per leggere) mi avessero fatto passare la voglia. Credevo.
Invece, appena l'ho aperto mi sono ritrovata immersa nella scrittura di Fois e nelle vicende di Pietro e Paolo. Una scrittura forte e secca, come la storia che racconta, come la terra che descrive. Una scrittura che fa correre alla pagina successiva, per poi tornare indietro e ritrovare quelle parole, quelle descrizioni.
Al centro c'è l'ultimo incontro tra "l'eroe storpio cittadino", il viziato e lacrimoso Paolo, e il suo amico di un tempo, Pietro, "ladro e disertore", che tutti credevano morto. Un'amicizia fraterna anche se non alla pari, che emerge lentamente, tra i ricordi e le immagini di un passato che si sovrappone al presente, come il legame di una promessa, la possibilità di un tradimento.
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