Avevo comprato questo libro per curiosità, perché Simone Innocenti l'ho conosciuto su internet attraverso LLC. E ho scoperto uno scrittore vero, di quelli che sanno usare la lingua italiana e ci fanno capire quanto sia bella la nostra lingua, anche quando racconta una storia cruda. O forse proprio per quello.
"Fu per quel motivo che chiesi ai miei genitori un binocolo. Perché con un binocolo o con qualsiasi altro oggetto avrei tenuto la realtà a giusta distanza, avrei messo la vita nel mirino, l'avrei scoperta senza rimanerne compromesso..." E invece è proprio questa voglia di vedere di Michele Maestri a tredici anni, quello che vedrà e sentirà dall'armadio in cui è chiuso, a comprometterlo, a farlo sentire sempre difettato e fuori posto. Perché in fondo Michele Maestri non uscirà mai veramente da quell'armadio, ci girerà intorno, ci entrerà, se lo porterà dentro sempre. "Vani d'ombra" è la storia di una vita che gira intorno a quell'armadio, la storia di un labirinto bianco, come le federe dei cuscini che stanno nell'armadio, come la schiuma del mare e i muri del paese, che nascondono tutto quello che vi accade dentro. È un romanzo che corre veloce, da cui non si riesce a staccarsi, per una scrittura in cui ogni parola è al posto giusto e che mantiene una tensione costante. Una scrittura che, come il filo di Arianna, porta ad una conclusione immaginata, temuta, eppure sorprendente.
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