martedì 29 luglio 2025

Una grande storia d'amore - Susanna Tamaro

Probabilmente certi libri andrebbero letti sull'onda dell'entusiasmo che ci ha spinto ad acquistarli. Io questo libro lo acquistai nel 2020, spinta dall'euforia della riapertura delle librerie dopo il lockdown, poi lo sistemai su uno scaffale e lo dimenticai. Me lo sono ricordato qualche tempo fa, mentre spolveravo. 
Non leggevo un romanzo della Tamaro dai tempi di "Va' dove ti porta il cuore", che avevo letto prima che diventasse un caso letterario. Secoli fa, quindi. 
È un libro che si legge in fretta, nonostante siano quasi 300 pagine, eppure l'ho letto con fatica: il protagonista e narratore, un ex capitano, è buono al punto di innervosire, mentre la protagonista è odiosa al punto di essere quasi insopportabile. Nonostante il titolo, non è nemmeno una grande storia d'amore.
Ho però apprezzato l'impianto narrativo, che segue il flusso dei pensieri del protagonista e che è sempre raro nei romanzi italiani, anche se la struttura del romanzo ricalca un po' troppo quella di "Va' dove ti porta il cuore". O magari è un tratto distintivo della Tamaro e io non sono riuscita a riconoscerlo perché ho letto solo questi due romanzi.
La parte più bella e che ho apprezzato di più però è l'ambientazione veneziana, i giri dei protagonisti tra Dorsoduro, il Lido, la laguna. 



domenica 27 luglio 2025

Kafka

Tra immaginazione e realtà, tra vita e letteratura, scorre la breve esistenza di Franz Kafka. Breve ma destinata a lasciare la sua ombra su tutta la letteratura successiva. 
Dalle tavole di "Kafka - Diario di un disperso" di Mauro Falchetti e Luca Albanese emerge soprattutto la mancanza di un confine tra letteratura e vita, un miscuglio vorticoso, che nasce dalla difficoltà di vivere o che rende difficile vivere. Una vita che è il prolungamento "dell'esitazione prima della nascita", con un nemico che non sta all'esterno ma che è interno, nell'autore stesso, un fruscio, un fischio che lo accompagna. 
Come disse Marcel Reich Ranicki, Kafka scrisse sempre di se stesso, della sua difficoltà nei rapporti, della sua mancanza di una patria (e del vagheggiato viaggio in una Palestina idealizzata), dell'ebraismo (anche se nelle sue opere non viene mai nominato).
Come nel Processo, in cui Elias Canetti riconobbe la rappresentazione del suo rapporto con Felice Bauer.
Ho comprato questo libro dopo aver letto il saggio di Rüdiger Safranski, filosofo e critico allievo di Adorno, e dopo aver ripreso il bellissimo libro di Pietro Citati. Ho anche riletto alcuni racconti, che da tanti anni non rileggevo. Non ho sempre amato Kafka, non sempre lo amo. Resta un autore che attrae e respinge, che scrive ma non vuole svelare. Non a caso chiese all'amico Max Brod di bruciare tutti i suoi scritti. 
Eppure mi impressiona sempre l'idea che morì credendo di essere un fallito, incapace di lasciare la famiglia d'origine, incapace di crearne una sua, incapace di portare a termine la maggior parte dei suoi lavori letterari. È stato uno dei più grandi autori di tutti i tempi, ma non l'ha mai saputo.