lunedì 27 ottobre 2008

Eluana

Non avevo pensato di parlare di questo nel blog, perché non ritengo sia un argomento da blog, è una cosa troppo importante e troppo privata, come sempre sono importanti e private le tragedie di una famiglia. Eppure, mentre cenavo da sola e guardavo L'infedele, qualcosa dentro di me ha iniziato ad indignarsi e ad urlare, perché era difficile stare a vedere quel padre composto ed educato che viveva il suo dramma, che cercava di essere capito e non riusciva, mentre altri, estranei, gli dicevano quello che avrebbe dovuto fare, come avrebbe dovuto vivere quel dramma che loro non conoscono, non hanno la più pallida idea di cosa sia, perché è solo suo.
La cosa che più mi ha lasciato un forte senso di amarezza della trasmissione è stata quella paura, quella fretta da parte di tutti di sottolineare come nessuno si sognasse di mettere in dubbio il fatto che la vita vegetativa di Eluana non possa esser considerata degna di essere vissuta. A tratti sembrava quasi che quelle persone considerassero la vita di Eluana addirittura bella, quasi invidiabile. Ma perché tanti problemi a dire che una vita ridotta ad uno stato vegetativo è uno schifo, che nessuna persona sana di mente potrebbe cosiderarla degna di essere vissuta? Chi potrebbe ritenere vivibile una vita in tutto simile a quella del mio gelsomino? Chi potrebbe augurarsela o augurarla alle persone che ama?
C'è stato un periodo, quando ero molto giovane, in cui anch'io credevo che finché c'è vita c'è speranza e aborrivo l'idea dell'eutanasia (che comunque non sarebbe il caso di Eluana). Poi, quando mia nonna si è ammalata di cancro ed è rimasta a letto due anni senza nemmeno la forza di alzare le palpebre, ho capito che la vita qualche volta se ne va prima e non c'è più posto per la speranza. Ho capito che per me non avrei voluto questo, che quando la vita se ne andrà dal mio corpo vorrei poter morire anch'io.
Mi chiedo allora perché quelle persone, che si sono truccate e agghindate per partecipare alla trasmissione, che poco dopo saranno tornate a casa e si saranno spogliate e lavate autonomamente, avranno riso, parlato e magari litigato con i loro familiari, perché si ostinavano a non capire? Perché ritengono che una ragazza, che è stata bella, vivace, viva, che ha riso, camminato e corso sulle proprie gambe, dovrebbe essere felice di esser ridotta ad un vegetale, nutrita tramite una cannetta, portata in giro su una sedia a rotelle dove non riesce a stare seduta?
Forse perché l'unica persona che l'ha amata è quel padre, che stasera sarà tornato a casa ancora più triste, ancora più amareggiato per non esser stato capito, perché il suo urlo di lasciar fare alla natura il suo corso non è stato ascoltato nemmeno questa volta. Un padre a cui è capitata la disgrazia terribile di vedere sua figlia morta ogni giorno e di non poterla piangere morta. Credo che solo lui conosca quel dramma e che qualsiasi sua decisione sul destino di Eluana debba essere accettata e accompagnata da un comprensivo silenzio.

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