martedì 29 ottobre 2024

Via San Maurilio - Rossella Bentini

La pagina di Una milanese chic mi è apparsa qualche anno fa su Facebook e ho cominciato a seguirla credendo che fosse ironica. Leggendo i post ho scoperto invece che "chic" non era niente di ironico. È una pagina dedicata a Milano, ma da una particolare angolazione, che esprime un punto di vista sugli eventi e sui diversi aspetti della vita. E questi post sono quasi sempre attraversati dal riflesso di un dolore che aleggia "con leggerezza senza essere leggera".
Da questo libro mi aspettavo dei racconti che si svolgono a Milano, intorno a via San Maurilio. Invece anche questa volta mi sbagliavo, perché sono sì dei racconti, ma in realtà sono così intrecciati che è come se fossero uno solo, un racconto lungo, che si legge nel giro di poco più di un'ora, merito di una scrittura scorrevole e di una trama fatta di diversi punti di vista.



I giorni di Vetro - Nicoletta Verna

Dopo aver letto i primi due capitoli, mi sono chiesta perché mai questo libro avesse vinto il Premio Manzoni. Poi invece sono stata risucchiata nel vortice della storia e ho passato ogni minuto libero del weekend appena trascorso immersa nelle pagine di questo romanzo storico ben costruito, nel quale si intrecciano le voci di Redenta e Iris, due diversi punti di vista, due vite opposte, spaccate dalla guerra, la malattia, la disumanità che divora un paese lacerato.
Alla fine  mi è piaciuto molto, nonostante l'orrore che lo attraversa. E ho apprezzato soprattutto il finale, in cui ogni dettaglio acquista un senso.



mercoledì 23 ottobre 2024

Elegia americana - J.D. Vance

«Non sono un senatore, un governatore, un ex segretario di gabinetto. Non ho dato vita a un'impresa da un milione di dollari o a una società non profit in grado di cambiare il mondo. Ho un buon lavoro, un matrimonio felice, una bella casa e due cani vivaci.»



Nell'introduzione al suo libro, pubblicato nel 2016, J.D. Vance considera che difficilmente qualcuno leggerebbe l'autobiografia di uno sconosciuto di poco più di trent'anni. In effetti io ho comprato il libro dopo la sua candidatura a vicepresidente. Per qualche motivo non sapevo nulla di questo libro e, anche se mi era capitato sotto gli occhi, non gli avevo prestato attenzione. L'ho comprato perché si legge per capire, per guardare da altri punti di vista ma non sapevo bene cosa aspettarmi quando ho iniziato a leggere. 
Il titolo italiano, "Elegia americana", è fuorviante e generico. Quello originale, "Hillbilly Elegy", è però complicato da tradurre, una parola sola non basta e il libro stesso è il tentativo di spiegarlo. 
«Jackson è senza dubbio piena delle persone più adorabili; è però piena anche di drogati e un uomo può trovare il tempo di fare otto figli ma non può trovare il tempo di supportarli.»
È la storia di un sogno che si realizza, il sogno voluto fortemente dai nonni e trasmesso al nipote. Ma in mezzo c'è la desolazione di un bambino che ha cambiato padre più volte, di una madre con problemi di tossicodipendenza,  una serie di fratellastri e sorellastre che compaiono e spariscono, tranne una. È una storia di fatica, di perdite, del peso di tutto quello che ci si porta dietro quando si nasce nel luogo sbagliato, con la famiglia sbagliata. Di quanto i traumi infantili restino appiccicati addosso e condizionino il resto della vita. Di quanto sia più difficile e faticoso quando non si appartiene ai giri giusti, non si hanno le conoscenze giuste. 
Non è un libro facile ma mi è piaciuto moltissimo e ci ho trovato qualcosa di Roth, nel senso di non appartenenza, nel passato da cui non ci si libera («Non dovevo essere li. Avevo costruito la mia intera vita proprio per evitare quel tipo di posti.»). Un passato con cui però ci si può rappacificare,  smettere di vergognarsi.