"Di chi la colpa" si chiudeva con un funerale e con un altro funerale si apre "Aria di famiglia". «Non c'è mistero più penoso di quello serbato da una bara». Eppure il tono è sempre ironico, con una malinconia contenuta, per cui non risulta lugubre.
Il quindicenne del primo romanzo, che cerca in ogni modo di ignorare la tragedia che si porta dentro, ha ormai cinquant'anni e è stanco di se stesso, della sua vita, delle sue due professioni, quella di professore universitario e quella di scrittore. «Il problema di avere cinquant'anni è che la tua vita di ragazzo e di giovane uomo è molto più prossima di quanto avresti mai potuto credere.»
Gli anni in mezzo si affacciano con una serie di flashback, in cui ricompare spesso lo zio, amato e odiato, che è stato il suo tutore, ma da cui soprattutto emerge la difficoltà di vivere del professor Sacerdoti, una difficoltà dovuta a mancanze che non smettono di mancare, mentre si lascia vivere. «Non so esattamente cosa sia il senso morale. Non l'ho mai saputo. Per molto tempo ho creduto di esserne sprovvisto. Salvo poi realizzare che a esserne privi sono soprattutto coloro che non vedono l'ora di sfoggiarlo.»
Poi all'improvviso un altro evento scuote la sua vita e la spinge in una direzione imprevista.
Sullo sfondo ci sono gli avvenimenti storici, il covid, le due guerre, oltre agli scrittori francesi.
«Non esistono ricordi condivisi, così come non esiste un solo modo per narrare una storia. »