«Molti anni fa ho realizzato che un libro, un romanzo, è un sogno che chiede di essere scritto nello stesso modo in cui ci innamoriamo di qualcuno...»
È un libro difficile da chiudere, non solo perché l'ho letto per quasi un mese, ma perché c'è tantissimo e trascina il lettore indietro, fino al 1981, in una Los Angeles che è quella dei film di allora, di cui Bret (il protagonista del romanzo e anche l'autore), è un appassionato spettatore. È la Los Angeles dei macchinoni, delle ville enormi, con piscina e Jacuzzi, in cui è facile fidanzarsi con la figlia di un importante produttore.
Un gruppo di diciassettenni, che frequentano l'ultimo anno alla prep school di Buckley, tra feste, droghe, alcol, in un tempo sospeso, prima che il futuro si spalanchi davanti a loro, l'anno successivo. Sono ragazzi che hanno a disposizione tutti i soldi che desiderano, li danno per scontati, ma quello che manca sono i genitori, comparse impegnate ad aggiustare le loro vite irrisolte. E ogni giorno finisce con il rientro in una casa deserta a Mulholland.È un romanzo sulla solitudine, ma anche sull'adolescenza, sulla scoperta di se stesso («ero al punto in cui cercavo ancora di essere attratto dalle ragazze»), sulla difficoltà di riuscire a esserlo («...eravamo semplicemente troppo giovani e nati nel tempo sbagliato e nonostante avremmo dovuto poter essere noi stessi non c'era possibilità che questo succedesse nel 1981»). Amori che finiscono in modo tragico, altri che non iniziano e di cui resterà sempre il rimpianto.
Sullo sfondo c'è il Trawler, il pescatore da strascico, che rapisce ragazze e animali, ma è solo sfondo.
«Nonostante la mia familiarità con gli eventi, il libro mi ha spaventato, come spaventa l'amore, come spaventano i sogni...»
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