Ho appreso la notizia per caso, dalla televisione accesa, nell'unica mezz'ora trascorsa in casa di questa giornata pigra, identica a tutti i Natali che l'hanno preceduta e che la seguiranno.
Harold Pinter è morto ieri. Sono rimasta sorpresa e subito dopo mi sono intristita, come se fosse morto un amico e forse un po' lui lo è stato, visto che le sue opere, lette o viste al teatro, mi hanno tenuto compagnia per molto tempo. E poi era bello sapere che era ancora vivo, uno dei pochi rappresentanti del Teatro dell'Assurdo ancora viventi, una sorta di ponte tra il mondo di oggi e quello di Beckett.
Qualche anno fa ho visto Vecchi tempi al Teatro Piccolo, con mia madre e mia sorella, recitato da Greta Scacchi. E' stato bellissimo e coinvolgente, persino il fatto che fosse così breve ne accresceva il fascino, perpetrando la malinconia e la nostalgia per quanto avevamo appena visto. Ho letto sul giornale che la sera successiva Pinter, in visita a Milano, era stato al teatro ad assistere a quello stesso spettacolo: era bello pensare che un autore del suo calibro fosse ancora vivo e potesse andare a teatro a vedere la rappresentazione delle proprie opere.
Pochi mesi dopo, sempre al Piccolo, ho visto anche Tradimenti, un po' più lungo e forse ancora più spietato, apparentemente meno malinconico ma altrettanto capace di mettere in luce aspetti dei personaggi e dei loro sentimenti che sarebbero altrimenti rimasti appena sotto la superficie, invisibili e insondati.
Secondo me la grandezza di Pinter era proprio questa, la capacità di portare in superficie determinati aspetti del carattere e della vita dei suoi personaggi, destinati invece a restare per sempre sepolti nell'ombra delle loro menti.
Nel 2005, quando ha vinto il premio Nobel, sono rimasta perplessa e mi sono chiesta perché. Non perché gli avessero dato il Nobel, naturalmente, ma perché non gliel'avessero dato prima, negli anni d'oro in cui aveva scritto e messo in scena le sue opere più belle. Mi sembrava assurdo che glielo dessero in quel momento, quando gran parte dei ragazzi di oggi non sa chi sia Harold Pinter, perché non ha letto (e probabilmente non leggerà) né The Room né The Dumb Waiter. Oggi sono felice che in qualche modo tre anni fa si sia posto rimedio a questa dimenticanza e che non sia stato troppo tardi, dopo tutto.
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