È un romanzo di guerra, ma poi in realtà parla di un viaggio. È il viaggio di un uomo che torna sempre nello stesso punto, che non riesce a partire. Una vicenda che "potrebbe essere successa in una stanza", perché il vero viaggio avviene nella mente del protagonista, dopo un incidente che l'ha portato a commettere un reato, in un susseguirsi di malintesi e congetture, attraverso una malattia da cui forse è impossibile guarire, "quando l'esperienza ci porta a scoprire quello che noi siamo veramente".
Ma è anche un romanzo sul colonialismo, sui soldati italiani che si trovano davanti una terra diversa da quella che si aspettavano, non così diversa dalla loro, ma trasformata nello "sgabuzzino delle porcherie", dove vengono commessi traffici illeciti, dove "il prossimo è troppo occupato coi propri delitti per accorgersi dei nostri".
Un romanzo sorprendente e moderno, complesso e forse unico nella letteratura italiana.