«Da come ho vissuto, so per certo che ho considerato il denaro altrui più sacro di quanto non fosse il mio. Che le storie d'amore possono finire, e per fortuna! Che mi piace andare a vedere sempre cose che non conosco, ma non conosco l'applicazione delle cose. Che mai un attimo della mia vita è stato banale. Che il mio senso di famiglia e appartenenza me lo sono portato dentro, ovunque e comunque.»
A volte mi capita un brano come questo, riportato sul retro della copertina, per farmi comprare un libro. Poi mi capita di appoggiarlo sulla libreria e di dimenticarlo, fino al giorno in cui, casualmente, mi torna in mano.
È un album dei ricordi, che rivela un mondo guardato da una prospettiva diversa, quella di un ragazzo cresciuto in una famiglia ingombrante e a volte assente, la cui mancanza attraversa le pagine quanto l'ossessiva presenza.
Un'infanzia trascorsa a Torino, la città degli Agnelli, ma anche una città di immigrati, in cui la divisa indossata alla scuola pubblica non riusciva a cancellare le differenze. «Alcuni di loro, poveri com'erano, non avevavano neanche la divisa, indossavano maglioni larghi, lenti, e sempre a righe orizzontali, o, se l'avevano, la loro divisa era misteriosamente consumata.»
E poi le vacanze a Forte dei Marmi o a Montecarlo, i soggiorni presso una zia regina del Belgio, il lavoro in Sudafrica, il ritorno a Roma e un matrimonio apparentemente felice, che finisce all'improvviso, inaspettatamente.
«Di professione sono un (a)spettatore, appassionato, entusiasta, anche naïf, qualcuno di me l'ha pensato. Tra un incidente e un altro di cose fatte, bene o male, ho più osservato che operato.»
Non avevo molte aspettative su questo libro e invece l'ho letto con molto piacere e ho scoperto una scrittura incisiva e musicale, che forse è più merito della coautrice.
È il racconto di una solitudine portata in giro alla ricerca costante di un luogo, di un posto in cui ritrovarsi, tra rapporti che si interrompono e amicizie per la vita.
«Comunque, le pagine pesanti a voltarsi una volta girate diventano un ricordo anche sordo e lontano.»