domenica 8 maggio 2022

Tomás Nevinson - Javier Marías

Berta Isla si concludeva con il ritorno a Madrid di Tomás e con lui che ogni tanto guardava la città attraverso i vetri di quegli stessi balconi, da cui Berta aveva sempre guardato il mondo, aspettando di rivederlo. 

Tomás Nevinson inizia da qui, da quando l'agente bruciato e ritirato, che si sente escluso dal mondo e incapace di vivere la vita che gli è stata rubata da ragazzo, riceve la telefonata del suo ex capo e accetta di partire per un'ultima missione. 

«Mi era già successo altre volte, uno finisce per confondersi quando non riesce a essere pienamente due persone, e una delle due finisce espulsa o messa fra parentesi. Finché non torna.»

Avevo letto Berta Isla a un ritmo velocissimo, con la fretta di arrivare alla pagina successiva e di scoprire cosa sarebbe successo, anche se la vita di Berta era la vita sospesa di chi aspetta. Tomás Nevinson l'ho letto invece più lentamente perché, nonostante la vita avventurosa del suo protagonista, è un romanzo più riflessivo, pieno di interrogativi su quello che si è stati e sul diritto di decidere, ma anche sulla responsabilità di non farlo.

«Uccidere non è un atto così estremo o difficile o ingiusto se si sa chi si sta uccidendo, quali delitti ha commesso o si prepara a commettere, quanto male si risparmierà facendolo, quante vite innocenti saranno preservate al prezzo di un solo sparo, di tre coltellate, di un annegamento, è questione di pochi secondi ed è fatta, è finito e si va avanti, le esistenze sono lunghe e pressoché nulla si ferma mai del tutto.»




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