mercoledì 24 aprile 2024

Il ritorno di Casanova - Arthur Schnitzler

 «Amalia sembrava non fare caso a nulla; era pallida, appariva grigia e sembrava una donna decisa a diventare vecchia perché la giovinezza per lei ha perso ogni significato. È questo adesso tutto il mio potere? pensò Casanova amaramente, guardandola di lato.»


Il libro che mi mancava di Schnitzler, l'ultimo capitolo della vita di Casanova, la malinconia della giovinezza che se n'è andata e la difficoltà di accettare la perdita («... lesse la parola che tra tutte era la più spaventosa, perché emetteva il giudizio definitivo: vecchio...»), ma anche di costruirsi un'identità diversa, perché con la giovinezza è come se Casanova avesse perso un po' anche se stesso, la sua essenza, come se non riuscisse più a riconoscersi.
«Casanova impiegò soltanto un secondo a riflettere su chi gli ricordasse Lorenzi. Poi capì che era la sua immagine, aveva davanti se stesso ringiovanito di trent'anni. »
È un libro che guarda al passato e all'impossibilità di farlo rivivere, quindi il futuro resta solo la speranza di poter tornare a casa, nella città in cui tutto è cominciato: Venezia. 
«La nave entrò nella città dal canale; le case decadenti lo osservavano da finestre cupe come occhi ottusamente estranei...»
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giovedì 18 aprile 2024

La società aperta e I suoi nemici - Karl Popper






Non è una lettura recente, la spinta a parlare di questo libro è arrivata dall'ennesima citazione sciatta. Perché Popper è sicuramente una delle maggiori vittime dei social, dove viene ridotto a un vecchietto intollerante e infastidito dal mondo, che va in giro a picchiare con il bastone dei presunti intolleranti. E se la sua opera, monumentale e complessa, non può essere ridotta a un post di Facebook, a maggior ragione non può essere ridotta a un fumetto di poche vignette, con lo scopo di legittimare comportamenti violenti e di tacitare pensieri diversi dal proprio. L'unico modo per avvicinarsi e comprendere è proprio quello di leggere. 
"La società aperta e i suoi nemici" sfiora le mille pagine, ma la lunghezza è mitigata dalla chiarezza. È un viaggio attraverso la filosofia (da Platone a Marx e Hegel) e offre una lettura del mondo e della storia che porta a cambiare la prospettiva dalla quale abbiamo sempre guardato. Quello che fa progredire la conoscenza e la ricerca scientifica (e quindi la società) è infatti per Popper la confutazione, la dimostrazione della falla in una teoria e il suo superamento. L'eccezione che non conferma la regola ma la smentisce. Non si tratta quindi di rifuggire il confronto e di chiudersi alle obiezioni, ma tutto l'opposto. 
«In questa formulazione io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall'opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni.»
Il suo pensiero è quindi molto lontano dal fumetto con cui si pretenderebbe di incasellarlo e la sua grandezza sta proprio in questa impossibilità di essere incasellato e schematizzato. 
E siccome si finisce per tornare sempre sulle proprie fisse, a me sembra che la sua estraneità dal vecchietto delle vignette sia evidente soprattutto nelle righe che dedica a Heine: «Tuttavia, nonostante questa eresia, Heine restò amico di Marx; infatti, in quei giorni felici, la scomunica per eresia era ancora ben poco comune tra coloro che combattevano per la società aperta e la tolleranza era ancora tollerata.»

mercoledì 3 aprile 2024

Roma senza papa - Guido Morselli

La vita di Guido Morselli - la ricerca di un editore, i continui rifiuti, tra cui quello di Calvino, il successo dopo il suicidio - sarebbe già materiale letterario sufficiente. I suoi libri però mi sorprendono sempre più li leggo meno mi spiego i motivi di quei rifiuti.
"Roma senza papa" è il terzo romanzo che leggo, dopo "Un dramma borghese" e "Dissipatio H.G.". Tre romanzi diversissimi tra loro, appartenenti a tre generi diversi, eppure tutti e tre originalissimi per i temi e il modo in cui vengono affrontati. Uno scrittore fuori tempo, arrivato troppo presto per essere compreso e apprezzato. O forse uno scrittore che "vedeva" troppo, anche quello che sarebbe stato meglio lasciare non visto e non detto. Di questo romanzo, una distopia scritta nel 1966, ambientata alle soglie del Duemila, mi hanno stupito i riferimenti e le osservazioni che descrivono un mondo molto simile a quello attuale, a partire dalle buche nelle strade, per arrivare ai dialoghi con l'intelligenza artificiale, passandoper l'obsolescenza degli elettrodomestici e dei motori.

«Dai loro commenti risulta che c'è un punto su cui in Italia regna completo accordo. Edificata l'Europa, gli Italiani si sentono tutti indistintamente retrocessi a 'Sud' (anche il collega Baldassarrinucci che è piemontese), e tutti amaramente spregiati, incompresi, sfruttati da "quelli là del nord", lussemburghesi, francesi, belgi o tedeschi.»