"Ascolta! Io intendo un'altra cosa. Guarda come muoiono i veri proletari. È davvero commovente. Non hanno nessuna paura e nessuna pretesa. È un fatto compiuto. Sono risolti, soddisfatti, tranquilli. Tutti i proletari muoiono nello stesso modo. Solo i borghesi muoiono in modo differente. Anche i piccoli. Ogni borghese ha il suo proprio modo di non voler morire. È perché teme di perdere qualcos'altro con la vita. Un conto in banca, uno squallido libretto di risparmio, un nome rispettabile o un divano traballante. Soprattutto: un borghese è qualcuno che possiede un segreto... "
Carlo Fiala è il personaggio con cui Paolo Di Paolo apre il suo libro "Svegliarsi negli anni Venti", il simbolo di un'epoca che muore e che resta aggrappata ostinatamente alla vita per riuscire a trasmettere la sua eredità.
È però anche il simbolo di una città decadente, una città dalla quale il passato si sta allontanando e il futuro non si intravede ancora.
Un racconto che mi mancava di un autore che secondo Marcel Reich Ranicki era tra i più grandi grazie ai contrasti e alle contraddizioni che lo animavano.
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