"I quarant'anni sono i nuovi venti!" ha declamato un mio amico con un sorriso, sollevando il bicchiere in un brindisi.
Ho ripensato perplessa a questa frase, su cui non riesco ad essere d'accordo: i quarant'anni sono quarant'anni e basta, i venti sono stati tutt'altra cosa, anche se il tempo è passato così in fretta che quasi non ce ne siamo accorti. Ma in fondo, di cosa avremmo dovuto accorgerci? Avere quarant'anni non è poi così terribile, anzi, per certi versi è anche meglio. Non è detto per esempio che a vent'anni fossimo particolarmente felici (io stavo vivendo proprio uno dei miei periodi più tristi). Di solito a quarant'anni si è più tranquilli, più stabili, più padroni di se stessi e delle proprie decisioni, oltre al fatto che non si è ancora invecchiati abbastanza da rimpiangere l'aspetto fisico che avevamo a vent'anni. Al contrario, forse abbiamo imparato a vestirci, a truccarci, a pettinarci meglio di quanto non facessimo a vent'anni.
E allora cosa rimpiangiamo dei nostri vent'anni? Perché ci ripensiamo sempre con una fitta di nostalgia, perché ci fa rabbia non poter tornare indietro?
Perché a vent'anni avevamo dentro di noi infinite possibilità di vivere un'infinità di vite diverse, ma il problema è che a vent'anni non lo sapevamo. E per quanto oggi possiamo essere felici delle nostre vite, dentro di noi, in qualche modo, rimpiangiamo sempre quella decisione che avremmo potuto prendere e che non abbiamo preso. O forse non rimpiangiamo poi tanto quella decisione ma semplicemente il fatto di non poterla più prendere, di non poter più scegliere. A vent'anni hai la vita davanti, puoi sceglierla e cambiarla come vuoi. A quarant'anni è troppo tardi, certe scelte, di solito le più importanti, sono già state fatte e non si possono più cambiare.
La prima volta che mi sono sentita vecchia è stato quattro anni fa, il pomeriggio della finale dei mondiali, mentre osservavo i preparativi per i festeggiamenti. "E se non vinciamo, cosa faranno di tutti questi preparativi?" mi chiesi. All'improvviso mi ricordai dei mondiali dell'82, quel pomeriggio lontanissimo in cui mia madre si era posta la stessa domanda e poi aveva sollevato le spalle: "Beh, festeggeranno di esser arrivati secondi," aveva detto.
Sorrisi nel ripensare a quella sua conclusione e all'improvviso realizzai che mia madre, nell'82, aveva esattamente la mia età di quel giorno: trentasei anni. Soltanto che lei aveva già una figlia di dodici.
A vent'anni non volevo figli, ne ero convinta quando lo dicevo e lo pensavo, era una mia scelta libera, in quanto, se avessi deciso di cambiare idea, avrei potuto tranquillamente farlo. A trent'anni ero così convinta che non cambiai idea. A quarant'anni però non è più una scelta, a quarant'anni è la conseguenza di quello che si è scelto in precedenza e cambiare idea non è più possibile.
Il giorno della finale dei mondiali di quattro anni fa mi resi conto di questo: non è vero che l'età è quella che ci si sente: l'età è quella che abbiamo, tutta intera, con le scelte che abbiamo fatto quando pensavamo che non avremmo mai avuto quarant'anni, perché mancava ancora così tanto tempo. Ma forse non è andata poi così male, non è detto che il fatto di non poter tornare indietro sia così terribile...
Ad una quarantenne un rossetto rosso brillante dona. Ciò non vale per le più giovani. Una volta superate le prime due o tre rughe, sono molto più sexy delle giovani.
RispondiEliminaBuona serata
Roberto
Non so se tu abbia ragione però ti ringrazio!
RispondiEliminaBuona serata anche a te!
E si rimpiangono molto di più quando ti ritrovi ad aver scelto di vivere in un modo in cui proprio non ti ci vedi....
RispondiEliminaun abbraccio
Marta
PS passa a trovarmi, mi farebbe piacere su www.sospiridelcuore.blogspot.com